Musetti parla prima della trasferta negli USA: “Non cambio il mio gioco. La differenza con i migliori è mentale”

Lorenzo Musetti non è riuscito a difendere il titolo conquistato lo scorso anno all’ATP 500 di Amburgo. Il toscano è stato sconfitto nei quarti da Djere, un rivale per lui sempre ostico (6-2 il bilancio a favore del serbo), e così si è conclusa la sua stagione sulla terra battuta, con la semifinale a Bastad e poi i quarti in Germania. Prima della trasferta negli USA, il 21enne azzurro, attualmente n.18 del ranking mondiale, ha rilasciato un’intervista a Stefano Semeraro per La Stampa. Ne riportiamo alcuni passaggi salienti, nei quali parla del suo tennis, che non baratterebbe mai per qualche vittoria in più, e dell’aspetto mentale del gioco, a suo dire più decisivo dei colpi.

Non cambierei mai il mio tennis. Magari in campo ho bisogno di più tempo di altri, ma credo sia più gratificante rimanere fedeli a se stessi. E ai sogni che abbiamo nel cassetto. Quali? Il più importante era diventare un professionista, ci sono riuscito. Ma chiuso un cassetto, nello sport come nella vita, se ne aprono altri. Adesso è raggiungere la vetta del ranking, vincere uno Slam. Se alla fine non riuscirò a raggiungere tutti gli obiettivi che mi ero posto, vorrà dire che non erano alla mia portata. Ma non vorrei essere diverso da quello che sono”.

“Alcaraz? In un anno ha fatto progressi incredibili sotto il profilo tennistico, ma anche fisico e e di consapevolezza nei propri mezzi. Oggi è lui il punto di riferimento, il giocatore da battere. È il Re Mida del tennis: quello che tocca diventa oro. È insieme un amico e una fonte di ispirazione, averlo battuto è un vanto ma anche una motivazione in più per riuscirci di nuovo”.

Le emozioni sono un avversario più duro di qualsiasi colpo. Anche perché nel tennis di oggi non ci sono grandi scarti tecnici e tattici, lo si vede anche dai tanti giocatori a ridosso dei primi 100 che riescono a battere un top 10 o addirittura un top 5. Si va sempre più verso un appiattimento dei valori. La differenza, ad un certo livello, è sul piano emotivo e su quello mentale. E lì i migliori hanno una marcia in più”. 

Sulla sua tendenza a perdere il controllo in campo, così Lorenzo ha risposto: “Nelle ultime due ultime settimane si è accumulato tanto stress, dovevo difendere la vittoria ad Amburgo e inconsciamente lo sentivo. Avevo voglia di stare in campo, ma si è riaffacciato un po’ di nervosismo. Non è però andata malissimo e oltre a qualche punto sento di aver portato a casa una esperienza in più”.

In Canada inizierà la sua trasferta in Nord America: È una tournée lunga, faticosa, ma non ho punti da difendere. In Canada non ho mai giocato, a New York ho ricordi bellissimi legati alla finale da Under 18 e poi è una città incredibile, c’è tanto movimento, tanta energia. Sento di poter far bene anche su quella superficie”.


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