“Non solo Jabeur”. Il tennis nel mondo arabo sta vivendo un periodo davvero interessante, e fortunatamente non solo al maschile. Sulle orme della campionessa tunisina Ons Jabuer, anche la egiziana Mayar Sherif continua la sua crescita, come conferma l’ottimo risultato segnato oggi al WTA 1000 di Madrid, dove la nordafricana ha sorpreso la quotata Elise Mertens (6-4 0-6 6-4 lo score) al termine di una durissima maratona di ben 2 ore e 53 minuti. Una vittoria che la qualifica per i quarti di finale del Mutua Madrid Open,. È un risultato storico per tennis femminile egiziano: la 26enne, attualmente al n. 59 del ranking WTA, è la prima tennista del suo paese ad approdare tre le migliori otto in torneo WTA 1.000.
✨ Mayar’s magical Madrid run continues ✨@MayarSherif_1 outlasts Mertens to reach her first ever Hologic WTA 1000 quarterfinal!#MMOPEN pic.twitter.com/KARn2Thg6Z
— wta (@WTA) May 1, 2023
Questo è solo l’ultimo record segnato da Mayar. Nel 2020 ha giocato la sua prima partita del tabellone principale WTA, a Praga; quindi è stata la prima donna egiziana a giocare un match in un main draw Grande Slam, al Roland Garros 2020, quindi a vincere una partita in uno Slam, l’Australian Open 2021. Sempre due anni fa ha raggiunto la finale di Cluj, mentre nel 2022 ha trionfato al WTA 250 di Parma. È anche la prima giocatrice del suo paese ad essere entrata nelle top50 del ranking mondiale, ma la sensazione è che abbia ancora un discreto margine di crescita.
Mercoledì avrà di fronte un ostato forse troppo “alto”, la lanciatissima Aryna Sabalenka, che ha fermato il sogno della 16enne russa Mirra Andreeva. Sherif resta coi piedi per terra, si gode il momento e continua a lavorare soprattutto in Spagna, dove ha affinato il suo gioco.
“Adoro la Spagna. Ho vissuto qui tre anni, è la mia seconda casa. Il mio allenatore è la mia famiglia, che è anche qui, come tutte le persone del mio club. Mi sento a casa” ha dichiarato raggiante dopo la vittoria.
La storia di Sherif in Spagna è iniziata dieci anni fa, quando sviluppò il suo talento insieme al coach Gonzalez Martinez alla JC Ferrero Academy di Villena, proprio la struttura dove è sbocciato anche Carlos Alcaraz. Due anni dopo, Mayar decise di andare a studiare negli Stati Uniti, dove si è laureata in Medicina dello Sport giocando a tennis alla Pepperdine University, in California. È sempre rimasta in contatto con il suo allenatore, tanto che al suo rientro in Europa i due hanno ripreso a collaborare alla Club de Campo Elche Tennis School, dove continua ad allenarsi.
Ha racconto brevemente la sua storia, non facile visto che in Egitto nessuna tennista era riuscita infrangere barriere storiche: “All’inizio non è stato facile, nessuno del mio paese era arrivato nemmeno lontanamente dove mi sono spinta io, ho …come dire, bruciato le tappe. È una pressione anche bella, ma talvolta mi è difficile sfruttarla in modo positivo. Ammiro Nadal, Mmi piace vederlo giocare, è un grande esempio. Da ragazza mi piaceva molto Kim Clijsters. Come tennista credo di essere una guerriera, non mi abbatto mai e amo la terra battuta, ma ho voglia di giocare e migliorarmi anche sul cemento”.
A 26 anni Mayar è nel pieno della sua carriera, ha dovuto lottare in poco per arrivare a questi risultati. Decisivo l’apporto del suo coach: “Chiaramente non ho avuto molto sostegno dalla federazione, né soldi, né sponsor. Però il mio allenatore si fidava molto di me e mi ha aiutato mettendo soldi di tasca sua per permettermi di viaggiare. Ecco perché, tra le altre cose, abbiamo un rapporto così speciale. Ora sento davvero il sostegno della gente, e anche della stampa perché di tennis finalmente si parla anche in Egitto. Adesso sono conosciuta e questo mi ha aiutato anche ad avere alcuni sponsor. Un sogno? Vincere il Roland Garros”.
Sherif è un davvero la classica “bella storia”, un esempio di come il talento possa sbocciare ovunque e si possa coltivare anche tra mille difficoltà, provenendo da un paese con pochissima tradizione. L’avanzata di giocatori e giocatrici nel mondo arabo è un’altra bellissima notizia per il nostro sport.
Marco Mazzoni
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