Che spasso, a spasso per il Foro!

Percorrere la piazza italiana del tennis in questi giorni è un’esperienza inebriante: è insieme museo e spettacolo all’aperto. Sotto il sole di Roma, con abbigliamento primaverile leggero e scarpe da tennis, è certo meglio startene qui che in ogni altro posto in città.

L’80esima edizione degli Internazionali BNL d’Italia si svolge all’interno del Foro Italico, complesso sportivo imponente, inaugurato nel 1932 e successivamente ampliato, dove ti accolgono, assieme ai marmi lunensi, giovani volontari, sorridenti e contenti di trovarsi qui. L’atmosfera degli internazionali è come un filtro magico e un elisir di giovinezza, la cui somministrazione è purtroppo limitata a 3 settimane. Solo la presenza sul posto può cogliere e assorbire l’energia, la carica vitale e l’ebbrezza che si sprigionano dal tempio del tennis italiano. La pavimentazione e le statue di marmo di Carrara degli atleti che di giorno riverberano una speciale, accecante luce ‘olimpica’ e di sera si caricano di nuove, incantevoli, suggestioni, rappresentano un ulteriore spettacolo, rispetto a quello che già si offre sulla terra rossa.

Attirati da tanta bellezza, al Foro Italico convergono amanti del tennis e non. Tanti hanno calpestato questi marmi, spinti oggi dal sogno di vedere Sinner, Nole o Alcaraz, portandosi dietro palline gialle da firmare e berrettini autografati. Il biglietto del ground ha il costo di una cena e permette l’accesso al Pietrangeli e a 5 campi in terra rossa (più altri di allenamento e padel), dove in questi giorni giocano tutti i più grandi campioni del mondo.

A Roma il pubblico fa la differenza: gli atleti stranieri sanno che il tifo italico può ribaltare le sorti di un match e, temendolo, lusingano i pubblico. Lo sanno bene anche i nostri atleti che amano particolarmente giocare sul campo intitolato al Nicola nazionale del tennis, poiché lì in particolare il pubblico, protagonista con la sua pazza passione, è più a stretto contatto con loro. Gli incoraggiamenti indirizzati ad Andrea, a Elisabetta, a Martina, a Fabio, a Lorenzo giungono direttamente alle loro orecchie; la gioia per ogni loro vincente, la delusione per ogni punto perso si amplificano spandendosi nell’aria; gli applausi diventano abbracci galvanizzanti e riescono a fare miracoli. La gente sugli spalti è un’unica coperta patchwork scossa da intense scariche elettriche di tifo che, assorbite dagli atleti, si trasformano in grinta agonistica. A volte sembra che il vicino stadio olimpico si sia riversato qui coi suoi cori e boati.

All’80esima edizione di quest’evento, eccoti finalmente nel nuovo campo 12: ti siedi in prima fila, dietro Linette, quasi affondando i piedi nello stesso campo, separate solo da una serie di vasi di gerani rossi e bianchi; ti sposti al Pietrangeli, supporti con tutta la tua carica Cecchinato e Fognini, Cocciaretto e Giorgi. Sei in campo con loro e loro lo sentono! Al campo 2 contro il preciso, impassibile e giovane ungherese Fabian Marozsan c’è quelll’enfant terrible di Corentin Moutet, lo spirito più libero, creativo e sanzionato del tennis francese: come non gridargli “Allez Co!’’, non ridere delle sue boutade, mentre fa la battuta dal basso o palleggia col pubblico, come non gridargli, insieme al suo coach ‘’Non! non! non!’‘ mentre butta a terra la racchetta, dopo aver già subito un warning dal giudice di sedia… Sembri la maman di Corentin, ma sei solamente la mamma di Lorenzo, che al centrale ha appena vinto nel giorno del suo 28esimo compleanno!

Sotto il sole del Foro le ore volano. Senti le ovazioni del centrale all’ingresso di Nole, che poco prima hai visto passare dal nuovo ponte metallico che porta al campo centrale dalla zona atleti. Novak a Roma è amatissimo e lo puoi incontrare più volte lo stesso giorno anche nell’area vicina agli stand: sempre sorridente, disponibile ad autografi e selfie più di ogni altro atleta. Naturalmente siamo a Roma e non mancano dagli spalti le tipiche battute romanesche: a David Goffin “Daje Goffìn” (così pronunciato) e “Daje Davidovic”; al nordico Casper Ruud “Daje Casparetto“…

“Al campo 4 c’è un eccezionale derby americano: affrettatevi!”. In un batter d’occhio sulle gradinate non c’è più un posto, incollati l’uno all’altro: in campo Tiafoe dà spettacolo in coppia con McDonald contro Fritz e Paul, che fa il giocoliere con la racchetta.

Il sole, talvolta, in questi giorni, lascia il posto a una leggera pioggerella o l’accompagna distratto, ma è solo un espediente creativo per farti apprezzare ancor di più il calore italiano!

Domenica il Foro è tutto una festa sotto il sole, si recupera anche qualche partita di sabato, impedita da Iuppiter pluvius. Al Grand Stand Arena, splendida struttura sul cui sfondo si ergono i pini di Roma e al cui interno, tra le tribune, campeggia una statua di atleta, si susseguono Cecchinato, che vive un felice periodo di rinascita sportiva faticosamente raggiunto, e Fognini che affronta Rune, a cui il pubblico indirizza una serie di fischi per atteggiamenti non certo concilianti e poco graditi. Fognini ha qualche problema con la battuta e dopo alcuni errori si apostrofa duramente: “Manco l’Errani!“. Il tifo per Fabio è sempre acceso, ma la sua vittoria arriva nel doppio pomeridiano giocato con Bolelli sul campo 1: lo rivela un boato che si spande per tutto il foro, mentre al Pietrangeli Bublik, amatissimo dai romani come tutti gli show man del tennis, si esibisce con servizio dal basso contro il gentleman norvegese Ruud. Al primo set perso, la sua racchetta ha i secondi contati, e va a finire tra le mani avide dei tifosi, mentre il giudice di sedia Lahyani commina un warning per racket abuse. Anch’egli ha a Roma i suoi fans, che lo acclamano e applaudono ad ogni verdetto scandito, tanto che verrebbe da gridargli ”Eeee… gioco Lahyani!”.

A zonzo per il foro incappi, quasi scontrandoti, con l’altissimo Tsitsipas che, tutto concentrato, va al Grand Stand a concludere felicemente il match interrotto il giorno prima. Non fai in tempo a girarti, che passa Rude, mentre nel campo accanto Andrej Rublev ha appena finito di allenarsi e si concede, mite e garbatissimo, ai tifosi presenti.

Ritorni ai match: osservi da vicino la tensione vibrante dei muscoli, l’inarcatura dei corpi alla battuta, vedi la fatica che è sudore, senti il respiro dell’atleta e la sua voce che cambia tono, tendi l’orecchio ai colpi puliti della palla nel silenzio del campo…Tra un match e l’altro, finisci col fare notte: al Pietrangeli Donna Vecik e Ludmilla Samsonova si logorano fino a tarda sera, mentre un ‘supergigante’ Jannik Sinner, al Centrale, sciando taglia, ignaro, un altro traguardo.

Lasci tali sfolgoranti scenari di Bellezza e ritorni sotto il baluginio delle luci cittadine…
Gisella Bellantone


Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/

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