Matteo Berrettini si difende dalla tante critiche ricevute nell’ultimo periodo per gli scarsi risultati del 2023. In un’intervista a Repubblica, l’ex finalista di Wimbledon parla del suo momento, affermando di aver moltissima voglia di rivincita e di normalità, ma anche puntando il dito contro chi lo giudica per fatti extra tennistici e senza critiche costruttive. Ecco i passaggi più significativi dell’intervista.
“Più sei esposto, e non sto nemmeno dicendo che sono famoso, quanto più è probabile che tu sia il bersaglio di questo tipo di attacchi, soprattutto se le cose non vanno come vorresti, o come la gente vorrebbe. Personalmente non ho dubbi su quello che sto facendo. Non mi sento come se avessi intrapreso una strada diversa verso il tennis. Sono lo stesso ragazzo di sempre”.
“In questo momento ho una relazione sentimentale, come accade a molte persone della mia età. È del tutto normale, ed è un peccato che qualcosa di così positivo, un sentimento così positivo, sia etichettato come una ‘distrazione professionale’. Al di là degli haters, mi dispiace che le critiche vengano da persone che di tennis se ne intendono: non sono critiche costruttive e non ne capisco i motivi”.
Quest’anno sono lui e Musetti i più criticati: “Ma non succede in tutti gli sport? Non è che si sale sempre in termini di prestazioni. Siamo umani: ci sono le emozioni, la stanchezza, gli incidenti. Manca un pochino di equilibrio. Capisco che ci siamo abituati al Federer-Djokovic-Nadal che hanno dominato il tennis facendo sembrare normale essere n.1 per 10 anni, invece non lo è”.
“A volte mi chiedo se sto facendo qualcosa di sbagliato, ma la verità è che mi spingo sempre al limite e il tennis è uno sport molto stressante per il corpo e per la mente. Ora cerco di vivere con meno angoscia, meno teso e meno rigido in campo, cerco equilibrio e uno stile di vita più rilassato nella mia quotidianità. Ho tanta fiducia. Ho voglia di far parlare di me solo in maniera sportiva, fare emozionare le persone. Che è quello che mi interessa di più”.
“Mi piace lasciare questo messaggio di normalità. Mi sveglio la mattina con le stesse paure, l’ansia e gli stessi pensieri di qualsiasi altri ventisettenne, italiano e del mondo. Quindi dico: cerchiamo di giudicarci meno, io ci provo in primis”.
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