Sainz: “Nuove regole per la Dakar”

Già perchè è raro – impossibile, evidentemente no veder svanire (anche solo in par- te) in appena 3” il lavoro di due anni e investimenti ingenti, in un tuffo di 10-15 metri per i più esperti piloti del circus, alla guida dei due bolidi di Ingolstadt, le Audi RS Q e-tron E2 che anticipano il futuro della corsa nel deserto con quattro motori (tre elettrici e uno termico che assicura l’estensione dell’autonomia). Tutto a causa di un salto da una duna non segnalato, o quantomeno non bene, nel roadbook della sesta tappa della Dakar n.45 il giorno della Befana, quella che da Ha’il portava a Riad.

Peterhansel, Mr. Dakar, uno che ne ha portate a casa 14 atterra caricandosi i 2.100 kg della vettura su testa e spalle, perdendo all’istante conoscenza; mentre il navigatore Boulanger è stato operato ieri a Monaco di Baviera per la frattura della 5a vertebra. Tre secondi dopo sopraggiunge il compagno-rivale di squadra Carlos Sainz (altre 3 Dakar nel palamares) e nel suo tuffo disintegra la sospensione e l’avantreno pur rimanendo illeso, insieme al copilota.

A distanza di quattro giorni, Sainz torna con aria perplessa su quell’episodio decisivo per la gara e

“Cosa ho pensato in quei momenti? A dire la verità, non ho avuto molto tempo per pensare. Perché seguivo Stephane (Peterhansel ndr) a trecento metri e per via della polvere non vedevo molto. Mi sono ritrovato giù in un attimo. E non è stata davvero una bella sensazione, come un po’ tutta la situazione. Ci siamo preccupati per Stephane che aveva perso conoscenza e poi Lucas Cruz (il suo navigatore, ndr) è corso a fermare le altre macchi- ne per evitare che ci finissero sul tetto…”.

Sainz è un campione abituato a vincere, o almeno a lottare per farlo. Ritrovarsi centesimo a più di 28 ore dal leader Al-Attiyah gli brucia e non si impegna nemmeno a nasconderlo. Anche se è soddisfatto del comportamento della sua Audi.

“La macchina sta andando molto bene, ha un grande potenziale. Solo che essendo un’elettrica ha caratteristiche diverse. La realtà è che ci mancano cavalli. Penso che il parametro di riferimento dovrebbe essere il rapporto peso-potenza e non l’accelerazione…”. E invece l’Audi per regolamento deve pesare 100 kg in più rispetto alle rivali ad alimentazione termica.

Il messaggio polemico mira dritto alla FIA che secondo Sainz con l’aumento del peso ha alterato la gara: “È evidente come ci si debba concentra- re su un altro parametro per rendere la sfida ad armi pari. È una questione anche di frenata e di ripartenza. Ad ogni compressione la macchina risponde in modo differente e il peso si sente. Per questo abbiamo bisogno di più potenza. E per questo, per essere lì davanti, per giocarcela come è nelle nostre potenzialità abbiamo dovuto spingere un po’ troppo…”.

E qui si rientra nel campo del rischio, una variabile che alla Dakar conta molto. Per il prossimo anno cosa pensa si debba fare per migliorare prestazioni, rendimento e affidabilità?

“Siamo solo alla seconda partecipazione alla Dakar, eppure ho avuto solo un problema fastidioso, cioè meccanico, incidente a parte. Insomma la macchina c’è, è affidabile. Ma non abbiamo avuto modo di fare tanti test, a parte la vittoria di Abu Dhabi e la corsa fuori classifica al Rally del Marocco che ci è servito per testare lo sviluppo di questa Audi RS Q e-tron E2. Ci sarebbero da fare più gare per prepararci ancora di più”.

Anche se, come insegna questa edizione della Dakar stravolta dalla pioggia torrenziale e da caratteristiche abbastanza inedite del percorso, soprattutto all’inizio, è complesso testare tutte le situazioni ipotizzabili, compreso un salto di 10- 15 metri, dove c’è anche una buona componente di sfortuna. Probabilmente è solo una tappa di sviluppo e di crescita di un progetto coraggioso oltre che neonato che si confronta con quello Toyota che quanto a sviluppo è al top. E lo dimostra giorno dopo giorno.


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/motori

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