Maurizio Costanzo sventò due attentati: il destino lo salvò su quelle Mercedes

L’Italia piange la scomparsa di Maurizio Costanzo, morto oggi 24 febbraio all’età di 84 anni. Il giornalista, conduttore e sceneggiatore nel maggio del 1993 sopravvisse a due tentativi di attentato, mentre transitava in una via del centro di Roma a bordo di una Mercedes.

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Il guasto

Il 13 maggio il giornalista aveva terminato la registrazione di una puntata del suo storico programma Maurizio Costanzo Show negli studi Mediaset quando, nel tragitto di ritorno, fu coinvolto in un tentativo di attentato. L’uomo si trovava nei sedili posteriori della Mercedes Classe S 280 SE blindata insieme alla moglie, mentre al volante c’era il loro autista Stefano Degni. All’altezza di via Fauro, nel quartiere romano dei Parioli, una Fiat Uno rubata e imbottita con 100 chilogrammi di esplosivo non esplose a causa di un guasto al sistema detonatore.

Lo scambio

Il giorno seguente ci fu un nuovo tentativo di attentato e anche quella volta Costanzo si salvò, ma per un motivo diverso. I criminali infatti attendevano il passaggio di un’Alfa Romeo 164 blindata sulla quale il giornalista avrebbe dovuto transitare: il presentatore e la moglie però decisero di tornare a casa a bordo di una Mercedes di colore blu non blindata ma con una Lanchia Thema che li scortava. La Fiat Uno stavolta esplose, ma non nel momento del transito dell’auto: Salvatore Benigno, tra i mandanti dell’azione, spinse troppo tardi il pulsante del detonatore perchè confuso dallo scambio di vettura. 

La rivendicazione

L’attentato non provocò morti ma furono 24 le persone rimaste ferite. Immediata fu la rivendicazione della Falange Armata, un’organizzazione terroristica italiana di tipo mafioso venuta alla ribalta nei primi anni novanta. Maurizio Costanzo in quel periodo si era particolarmente interessato all’inchiesta “Mani Pulite” e aveva bruciato in diretta televisiva una maglia con una scritta riferita alla Mafia dopo l’omicidio di Libero Grassi, imprenditore italiano che si oppose alla richiesta di pizzo. Costanzo era inoltre solito elogiare durante i suoi programmi i giudici Giovanni Falcone (con cui era legato da una profonda amicizia) e Paolo Borsellino, fatto che lo fece entrare di fatto nel mirino di Cosa Nostra.

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