Corridore professionista, Presidente dell’Automobile Club Milano, organizzatore del Gran Premio d’Italia disputato a Monza, commentatore televisivo. La carriera di Ivan Capelli – nato a Milano il 24 maggio 1963 e cresciuto a mezzo passo dall’autodromo brianzolo – riparte con Sky Sport Formula 1, che si affida uno specialista in termini di capacità di leggere le dinamiche di pista. L’ex Ferrarista, all’opera in cabina di commento al fianco di Carlo Vanzini nei test prestagionali completati in Bahrein, ha individuato cose magari sfuggite ai punti di vista canonici: «Forse perché ho ritrovato il mio habitat – sorride – già vissuto a Telepiù per un anno, in RAI per addirittura venti. Fornendo opinioni, mi sono accorto di provare ancora una forte passione e quanto forte vadano i piloti di oggi».
Cosa ha notato nelle prove di preparazione al campionato?
«La Red Bull riparte da dove aveva terminato il 2022, è la squadra da battere. Tempi a parte, a farmi paura, tra virgolette, la capacità mediante la quale i piloti hanno approcciato il lavoro. Max Verstappen si è nascosto, celando un potenziale da ennesimo titolo iridato. Perez ha compiuto uscite da pochi passaggi, nell’adattamento della vettura al proprio stile di guida. Una volta trovata la quadra, ha girato con gomme da tempo. Il team impressiona, perché sa quali siano i punti forti, ma anche i deboli. Colmare questi ultimi potrebbe renderlo inarrestabile».
La Ferrari riuscirà a tenere il passo?
«La Ferrari è obbligata, tra virgolette, a essere la prima inseguitrice. Al di là dei riferimenti cronometrici di Sainz e Leclerc, conosciamo valore e blasone della scuderia del cavallino, sappiamo quanto siano competitivi i piloti. Peciò, ci si attendono sempre grandi cose dalla Rossa di Maranello».
Cosa si aspetta dalla Mercedes?
«Non ha trovato le risposte cercate. Russell e Hamilton erano costretti a montare gomme da qualifica, nell’intento di comprendere caratteristiche e potenziale della macchina che, evidentemente, è complicata da portare al limite nelle diverse condizioni trovate».
Tra gli altri campioni, lei ha commentato le gesta di Schumacher e dello stesso Hamilton: il tedesco aveva sempre fame, l’inglese ne ha ancora?
«Eccome se ne ha. Lewis porta sempre con sé voglia di primeggiare e di vincere. Avere nel box un giovane come Russell, fa bene a Hamilton. Nei suoi anni di dominio, Lewis ha dimostrato di saper mantenere lucidità e concentrazione in tutto l’arco del campionato, cosa non facile quando gli appuntamenti superano le 20 trasferte in giro per il globo».
Quest’anno ce ne sono 23, un gran numero.
«Grandissimo. Se paragono i tempi in cui gareggiavo agli odierni, la vera fatica è nel numero degli eventi. Mi si chiede se fosse più o meno facile guidare le Formula 1 dell’epoca o le attuali ma io sostengo che, con l’introduzione della corsa sprint e così tanti appuntantamenti, la vera sfida del presente sia provare a capire quando attaccare o amministrare le risorse».
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