Va in archivio anche il terzo appuntamento del mondiale 2023 di Formula 1. Dall’Australia, precisamente da Melbourne, il Circus va in pausa per tre settimane con certezze e perplessità che non sembrano trovare risposte. Una verità assoluta è la superiorità netta (ma non imbarazzante come nelle prime due gare) della Red Bull, che torna alla vittoria sul circuito australiano con Max Verstappen. Segnali di ripresa dalla Ferrari, nonostante il risultato molto negativo. Ma la copertina è tutta per l’ennesima, scellerata dimostrazione di inadeguatezza della FIA.
“Per gli americani sarà anche una gran cosa, ma stanno trasformando il mio ristorante di lusso in un banalissimo McDonald’s”. Con queste parole datate 28 ottobre 2017, Bernie Ecclestone sembrava preannunciare ciò che, di fatto, si sta vedendo negli ultimi anni. Quanto successo a Melbourne incarna perfettamente il senso delle parole dell’ex patron della Formula 1, che da sport adrenalinico e di nicchia è stato trasformato da Liberty Media in fenomeno da baraccone utile solo per costruirci serie televisive.
Nelle prime due gare hanno rasentato la perfezione. Nel week-end di Melbourne, però, Max Verstappen e la Red Bull si sono limitati ad essere vincenti. Già, perché il team campione del mondo non ha condotto un Gran Premio da lode, lasciando qua e là sbavature che, tuttavia, non hanno cambiato la sostanza: la RB19 resta di un altro pianeta. Per l’olandese il momento più alto è stato il giro da alieno in qualifica, che gli è valso la pole. In gara, poi, si è limitato al “compitino”, dopo un paio di partenze non brillanti e un errore a fine gara. Ma alla fine conta il risultato.
38 anni il primo, 41 il secondo. Eppure, l’età per Lewis Hamilton e Fernando Alonso continua ad essere soltanto un numero. In una pista amica per entrambi, i due “vecchietti” della Formula 1 dimostrano ancora una volta tutto il loro talento e la loro qualità, conquistando gli altri due gradini del podio con pieno merito. L’inglese trova un feeling inaspettato con la Mercedes, mentre lo spagnolo continua la sua terza giovinezza, confermandosi l’unico (insieme a Verstappen) sempre a podio nelle prime gare. Qualcuno li cloni.
Il dodicesimo posto finale, drogato da una penalità su cui si può discutere ampiamente, tradisce la gara coriacea di Carlos Sainz. Paradossalmente resa tale proprio dalla sfortuna: già, quella che dopo il cambio anticipato di gomme al nono giro, lo blocca all’11°posto per via della bandiera rossa. Da lì inizia una sequenza di sorpassi impressionante, su tutti quello meraviglioso su Gasly per il quarto posto. Alla fine è vittima della follia della FIA, anche se una percentuale di responsabilità nel contatto con Alonso dopo la seconda ripartenza resta. Però, per spirito e (finalmente) ritmo, la gara resta molto positiva.
Il paradosso è lo 0 alla voce punti raccolti nel week-end migliore della stagione, almeno in termini di prestazione. La Ferrari, fondamentalmente, ritrova risposte incoraggianti in Australia, come testimonia la gara solida di Sainz (al netto della penalità finale). Resta intatta, ovviamente, l’opinione di macchina nata malissimo e, ad oggi, desolatamente quarta forza del mondiale. Ma per tentare una risalita che appare complicatissima, serve trovare qualche spiraglio di positività. Certo, se poi si evitassero certe topiche come in qualifica (la pioggia quando arriva?), che compromettono tutto il lavoro del team, tutto sarebbe migliore…
Poteva essere un week-end da sogno, chissà… Di sicuro, alla fine si è rivelato un incubo. Il riassunto della domenica di George Russell è degno delle montagne russe. Partenza bruciante a mettere le ruote davanti a Verstappen, buttata via dalla scelta (discutibile) della Mercedes di richiamarlo ai box dopo l’incidente di Albon, sacrificando in un certo senso anche la gara di Hamilton. Da lì, poi, il climax della sfortuna tocca i picchi più alti: prima la bandiera rossa che lo fa crollare al settimo posto, poi la rottura del motore che chiude una gara dal sapore di “ciò che poteva essere, ma che non è stato”.
Dalle stelle alle stalle. Un anno fa un dominio da rievocare memorie schumacheriane, ora una gara durata appena tre curve. E forse, il week-end australiano di Charles Leclerc non poteva che chiudersi in questo modo. Figlio di una mancanza di feeling con il tracciato esplosa al sabato, quando in qualifica si consuma l’ennesimo patatrac fratricida con l’ingegnere di pista Marcos e Carlos Sainz. Una nuova occasione per mettere in evidenza la scarsa vena istintiva propria di un campione del monegasco che può aiutare in situazioni da 50-50, su cui prende la paga anche dal compagno di squadra. Il resto, poi, è tutto una conseguenza: la foga di recuperare, lo scontro con Stroll, l’epilogo nella ghiaia.
Fino al 56° giro, si è vista l’Alpine in formato 2022. Il team francese, soprattutto con Pierre Gasly, si è reso protagonista di una corsa di assoluto livello, elevata dal corpo a corpo con Carlos Sainz per il quarto posto. A stupire, in particolare, è stato il ritmo della macchina, davvero ben bilanciata e in grado di ambire a posizioni interessanti. Tutto, però, è stato buttato alle ortiche dal suicidio dopo la seconda ripartenza: uno scontro in famiglia con Ocon che costa punti preziosissimi, gettando nello sconforto tutto il team.
Tanti indizi fanno indiscutibilmente una prova: Xavi Marcos è uno dei problemi della Ferrari. Sia chiaro, non il più grave, o quello a cui dare assoluta priorità, ma uno di quelli che contribuisce a rendere più complessa la situazione. Nel rapporto tra pilota e ingegnere di pista la base dovrebbe essere una chiarezza nella comunicazione: ecco, con Charles Leclerc sembra esserci tutto fuorché questo. Manca chiarezza, manca (forse) anche fiducia del pilota nei confronti del suo primo riferimento. Tutto ben sintetizzato nei concitati team radio nei minuti finali delle qualifiche. Che fanno il palio con quello (imbarazzante) di Jeddah. Proprio perché è un problema piccolo (rispetto agli altri), l’impegno richiesto per risolverlo non dovrebbe essere elevato. A buon intenditor…
La deriva mainstream a cui sta andando incontro la Formula 1 ha fatto perdere completamente la bussola alla FIA. Che, evidentemente, ha dimenticato l’ABC del regolamento del Circus, che deve mettere in cima la sicurezza dei piloti. Ecco, come si pretende di farlo se pensi di riproporre la stessa procedura di ripartenza del 9° giro al 56°? Per indole i piloti sono portati a rischiare, così ne amplifichi inevitabilmente le possibili conseguenze. Stride particolarmente, poi, la volontà di chiudere la gara con la bandiera a scacchi, seppur con un solo giro da compiere: come mai a Monza nel 2022 tutta questa voglia non c’era? In tutto questo, le tempistiche della penalità per Sainz sembrano quasi quisquilie.
Fonte: https://www.circusf1.com/2023/04/f1-2023-gp-australia-le-pagelle-fia-inqualificabile-paradosso-ferrari-verstappen-inarrivabile.php
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