Piove nel deserto dell’Arabia Saudita, come stessero passando i monsoni, al punto da costringere gli organizzatori a neutralizzare la tappa al km 378 (dei 447 della speciale) E questo già regala la dimensione della Dakar. Come volevasi dimostrare questa non è una corsa fatta di certezze, che non siano quelle tecniche, tecnologiche e di esperienza. Eppure tutte insieme non bastano a spiegare quello che succede quando si incontra sua maestà, la casualità. Così capita che il leader Sainz con la sua Audi RS Q e-tron E2, impegnato in una gara di rimonta, sia costretto a fermarsi per 40’ nel deserto al km 213 per la rottura – senza apparente motivo – di un giunto sferico della sospensione posteriore sinistra, probabilmente danneggiato il giorno prima. Che riparta e subisca due forature una dietro l’altra, insieme ad altri mille contrattempi (cric che non funziona, viti incastrate…) e arrivi al traguardo col 41° tempo a 56’21” dal vincitore di tappa il francese Chicherit (GCK Motorsport).
Il modo più avvilente di cedere la leadership al rivale Al Attiyah e al suo Toyota Hilux, arrivato 13° con oltre 20’ di ritardo per problemi di navigazione. Ora Sainz è ottavo nella generale a 33’ dalla vetta, il che lo costringerà a cambiare strategia e probabilmente a correre rischi di cui avrebbe fatto volentieri a meno. A parziale consolazione di questa terza tappa non proprio felice, il Dream Team Audi ha visto rinascere Mister Dakar, al secolo Stephan Peterhansel (14 Dakar, in bacheca, 8 in auto e 6 in moto). Il francese ha chiuso quarto di tappa a 8’ dal vincitore e adesso è terzo a 20’45” da Al Attiyah e a 7’ dall’altra Toyota Hilux guidata da Al-Rajhi (ieri quinto).
Carlos Sainz cerca di essere ottimista: “Nonostante le perdite di tempo, siamo ancora qui. Con una strategia più chiara per andare all’attacco e cercare di recuperare. Mezz’ora è molto, ma alla fine stiamo assistendo a una Dakar in cui succedono molte cose e, se questa è la tendenza, speriamo che non succedano più a noi ma a chi sta davanti. Ci troviamo in una zona in cui avremo meno forature, anche se la tendenza è quella di vederne tante. Non so cosa stia succedendo, ci sono state molte BF Goodrich forate e non capiamo perché. Ci sono ancora molti giorni, dobbiamo continuare a spingere e cercare di ridurre i problemi, se possibile“. Già, la casualità è in agguato e ne sa qualcosa il solito Loeb, costretto a fermarsi 20’ anche ieri per un guasto. È meglio non parlare più di favoriti….
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