Fatta la legge, trovato l’inganno. Con la modifica del decreto legge 5/2023 si dovranno versare i contributi per il bonus carburanti. Il costo graverà sulle tasche dei dipendenti e dei lavoratori, con percentuali diverse. Il comma 1 prevede l’aggiunta della frase: “L’ esclusione dal concorso alla formazione del reddito del lavoratore, disposta dal primo periodo, non rileva ai fini contributivi”.
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Il bonus carburante è stato introdotto per aiutare i lavoratori alle prese con il rincaro del prezzo dei carburanti. L’importo (di massimo 200 euro) viene erogato dai datori di lavoro ai propri dipendenti sottoforma di buono carburante. Generalmente questo tipo di benefit viene escluso dal reddito, ma con l’ultima modifica l’esclusione dei contributi non è più prevista. Il buono quindi è ancora detassato, ma i contibuti previdenziali vanno comunque versati sia dal datore di lavoro che dal dipendente, con un costo aggiuntivo per l’azienda del 30% e per il lavoratore del 9%. L’aliquota del 30% porterebbe ad un minor gettito fiscale di 13,3 milioni di Irpef e 1,1 in addizionali regionali e comunali. Il testo è stato approvato dalla Camera il 21 febbraio e sarà convertito definitivamente dal Senato.
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