“La gente dice che la Parigi-Roubaix è una gara fantastica, ma non è così. E’ divertente per le persone che la guardano in televisione o dal ciglio della strada, seduti in un camper. Ma i corridori non possono dire che gli piaccia. Devi essere un po’ matto per amare la Roubaix. E’ una corsa dolorosa, mette a dura prova il fisico”. A 26 anni Filippo Ganna è nel pieno della carriera agonistica e ha già dato prova della sua capacità di resistere alla fatica. Eppure il gigante di Verbania – già vincitore nel 2016 della prova under 23 – guarda con un misto di odio-amore alla classica che domenica cercherà di vincere: “L’anno scorso (quando arrivò 35/o ndr) sono stato male poche settimane prima. Non ero al massimo della forma. Questa volta è molto diverso. Ho buone ragioni per crederci”.
“Guidare su una pista liscia non è paragonabile allo sforzo da produrre su strade sconnesse – premette Ganna, due volte campione del mondo a cronometro (2020, 2021) e cinque volte dell’inseguimento individuale (2016, 2018, 2019, 2020 e 2022), nonché detentore del record mondiale dell’ora – La Roubaix è fatta di sforzi intensi intervallati da periodi di, relativo, recupero sull’asfalto. Questi cambi di ritmo non mi piacciono molto, ma è così”. Per prepararsi al meglio ha saltato il Giro delle Fiandre lo scorso fine settimana (“sono troppo pesante per superare bene quei muri”) e dedicarsi ad allenamento e ricognizione. “L’esperienza mi ha insegnato che devi essere molto fresco quando ti avvicini a questa gara”. E durante “il principio sarà lo stesso: economizzare quanto più possibile, arrivare il più freschi possibile alla Trouée d’Arenberg (a circa 100 chilometri dal traguardo, ndr). Poi non sarà più possibile, poi sarà una cosa infernale”. Ganna ha aggiunto: “L’elemento più difficile nella Parigi-Roubaix è il fattore fortuna. Se non fori, se non cadi, puoi ritrovarti facilmente nelle prime posizioni. E’ come avere una pistola puntata alla testa, come la roulette russa. Ogni volta che premi il grilletto speri che il proiettile non esca”.
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