Datome, domenica dove sarà? E cosa sta facendo?
“Sarò a vedere la partita di Milano. Sto lavorando, meglio studiando all’Olimpia da dirigente, il ruolo sarà definito, intanto cerco di guardare e capire tutto, dalla biglietteria al marketing. Mi godo la famiglia, mia moglie Chiara e la piccola Gaia. Vivo il basket sempre con grande partecipazione, ma non avverto la mancanza dell’agonismo. Cioè, so che arriverà quel momento”.
Non dica che non ha più nemmeno fatto un tiro.
“No, non ancora. Verrà il momento. Ma anche in palestra con la squadra, se mi arriva la palla vicino la passo. Mi sto allenando, palestra e pesi, ma per una questione di benessere fisico, mentre negli ultimi anni l’agonismo era diventato logorante per il mio corpo”.
Le diamo la bacchetta magica, cosa cambia subito nel nostro basket?
“Le strutture, non soltanto palasport belli e funzionali, accoglienti. Ma proprio la possibilità di rendere più accessibile la pallacanestro, come ogni altra disciplina: palestre nelle scuole, strutture per le società. Io ho avuto la fortuna di un papà appassionato e visionario che ha costruito il palasport a Olbia nel 1980. Piccolo, certo, ma ancora adesso funzionante. Ora è stato introdotto lo sport nella Costituzione. Vedremo come saranno nutrite queste parole importanti. E dall’anno scorso è stato dato accesso a insegnanti di Scienze Motorie nelle scuole di primo grado. Sono primi passi, ma c’è sempre bisogno di primi passi. Avvicinare i bambini, i giovani alla pratica sportiva, dare lavoro a chi ha competenze è fondamentale, necessario”.
Veniamo al primo campionato senza Datome. Come se lo immagina.
“Io prima di parlare voglio sempre analizzare e per analizzare devo vedere, informarmi. Milano e Virtus formano un duopolio, virtuoso grazie a fi lantropi come Giorgio Armani e Zanetti. Hanno dato e stanno dando impulso, motivazioni anche gli altri club. Partono in pole, ma abbiamo dimostrato noi di Milano l’anno scorso in Eurolega e per vari motivi, che i pronostici possono essere sconfessati. La verità è che azzeccando giocatori, giovani, sistemi, creando un ambiente e una cultura tutti possono competere. Vero, il basket italiano sta ripartendo dopo il Covid, una tragedia che mi auguro davvero resti unica. Ora bisogna creare l’esperienza della partita da vedere direttamente, grazie a un accesso facilitato alle arene, parcheggi, bagni puliti, comfort, intrattenimento extra per attrarre pubblico e famiglie”.
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