Mariella, siete in 5 su 12 della Reyer Venezia, cosa significa?
«Ne abbiamo parlato molto insieme durante la stagione, soprattutto io e Fassina che eravamo state tagliate nel 2021. Volevamo arrivarci. La Reyer ha sempre investito tanto sulle italiane. Quest’anno ha puntato sulle giovani più interessanti per un progetto lungo. E ha creato un gruppo molto solido, molto bello».
Perché il basket? Solo per papà Marco ex giocatore?
«Una delle mie sorelle giocava, io andavo sempre a vederla. E un giorno, avevo 3-4 anni, mi sono lanciata in campo. E ho interrotto l’allenamento per giocare. Mamma non riuscì a fermarmi. Lei ha provato farmi praticare altri sport. Andavo al volley, ma mi spostavo nella palestra a fianco per tirare a canestro».
Essere tra le 12, traguardo, riscatto? Possibilità dell’Italia?
«Entrambi. Il taglio fu nel il 18 giugno, il mio compleanno, ci contavo. Fu difficile. Tornata a casa mi sono detta che non era ancora il mio momento, dovevo migliorarmi. E ora sono più contenta di quanto mi aspettassi. Un sogno raggiunto. Siamo giovani, alcune già con esperienza. Vogliamo arrivare più avanti possibile. Obiettivo Preolimpico e magari una medaglia. Bisogna avere aspettative alte».
Il college a Toledo, Ohio
«Sono rimasta tutti i 4 anni, esperienza super dal punto di vista umano. E ho capito che volevo fare davvero la giocatrice, prima giovavo per divertirmi, stare con le amiche. Ho capito cosa significhi il professionismo, imparato a migliorarmi fisicamente, io sempre piccola e magrolina, con pochi muscoli mi hanno insegnato il professionismo. La vita di college è bella, divertente, c’è gente da tutto il mondo, anche le mie compagne. All’inizio non parlavo inglese superai il test all’ultimo. Dopo 6 mesi mi riusciva bene.»
Dicono sia svagata. In campo non pare
«Fuori dal campo vivo molto nel mio mondo, mi piace staccare, perdermi in giro, leggere, fare puzzle, uscire con amici, andare al cinema. Non penso al basket, voglio che resti un divertimento, qualcosa che non mi trascino fuori, dove c’è tutta una vita. E comunque è vero, sono inaffidabile, non mi date niente. In campo prevale la mia voglia di vincere».
Lei ha sofferto di fascite plantare. Il suo rapporto col dolore?
«È iniziato 5 anni fa, con un infortunio piede sinistro, la rottura del tendine triangolare. Fuori tre mesi, poi mi è venuta la fascite al destro. E al piede sinistro per 5 anni fino a alla lesione della fascia plantare quest’anno. Provavo un dolore costante, d’estate non riuscivo a camminare nemmeno su sabbia. È snervante. Dopo la lesione, ora va molto meglio. Mi avevano detto che sarebbe migliorato quando si staccava. Stop di tre mesi e ora sto bene».
Si è laureata, ovviamente.
«La triennale in Economia internazionale, e ora sto finendo il Master in Inghilterra su Sotenibilità ambientale. Negli Usa è nato questo interesse parlando con le compagne di Svezia e Finlandia. Due esami e mi laureo. Volevo entrare nella green economy, fare progetti per migliorare il nostro mondo».
Pregio in campo, fuori. E il difetto.
«In campo: la determinazione, la voglia di vincere. Fuori dal campo, la serenità. Sono molto positiva, comunque vada cerco il lato positivo. Il difetto in campo è ogni tanto la disattenzione ai dettagli, soprattutto in difesa. Mi faccio prendere più dall’istinto che dalla lettura e dall’ordine. Fuori sono distratta, svagata. Dimentico appuntamenti e cose ovunque»
L’amore a distanza come resiste?
«L’amore è con un ragazzo che gioca in B a Ragusa, Roberto Chessari. Prima stavo con un ragazzo in America. La distanza se giochi è piuttosto normale. Si gode il momento quando ci si vede».
Esiste l’amicizia nello sport?
«Eccome, quasi tutte le amiche del cuore le ho conosciute in questi anni. Si passa tanto tempo assieme. Un’amica del cuore è Awak Kueri: due anni a Ragusa, ora a Venezia. Condividendo la casa, o ci si odia odiavano oppure si trova un equilibrio. Abbiamo ritmi e aspetti diverse, però siamo molto simili. Abbiamo trovato il modo di andare d’accordo. E adesso anche quando siamo lontane, restiamo in contatto costante. L’amicizia è un fondamentale nella vita».
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