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Supercoppa messa in bacheca; una finale conquistata e persa, quella di Coppa Italia; un’altra ormai vicinissima, quella Scudetto. Decisamente “tanta roba” per una squadra come Trento, costruita con tanti giovani dal talento indiscusso e sorretta da tre pilastri di sconfinata esperienza (Kaziyski, classe 1984; Podrascanin, 1987; Lisinac, 1992; n.d.r.). Un bel mix che, a detta di uno dei tanti protagonisti di questa brillante stagione, il libero tedesco Julian Zenger, ha trovato l’arma in più proprio nell’unione del gruppo. Un gruppo di giocatori divenuti tutti amici in un preciso momento, coinciso tra l’altro con una grande delusione.
svela Zenger al collega Maurilio Barozzi sulle colonne dell’Adige. . Insomma, come una lunga gita scolastica del primo anno, che aiuta a conoscersi meglio condividendo insieme tempo ed esperienze.
Ma a sentire Zenger, quello che è successo a loro non è scontato e uguale per tutti. In Brasile, infatti, c’era anche Civitanova, che raggiunse la finale battendo proprio l’Itas, eppure per il gruppo di Blengini la stessa “gita” pare non abbia contribuito a saldare gli stessi legami. (gara 1 e gara 2 di semifinale playoff di Superlega, n.d.r.) osserva Zenger.
Una differenza che potrebbe incidere anche in gara 3? conclude
(fonte: L’Adige)
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