Wimbledon 2022, torna Serena Williams: l'esordio e la condizione

Serena Williams affronta oggi la francese Harmony Tan e torna, per la ventesima volta in carriera, sull’erba su cui ha trionfato sette volte, la prima nel 2002, l’ultima nel 2016

WIMBLEDON: IL PROGRAMMA DELLA GIORNATA

L’obiettivo era quello di eclissarsi, e di farlo sette anni fa. Agli Us Open del 2015, a chi le domandava che cosa avrebbe fatto in caso di vittoria del Grande Slam, Serena Williams rispondeva con un mezzo sorriso: “Farò un lunghissimo respiro e poi scomparirò”. In quei giorni di fine estate sembra questione di settimane, a un certo punto di poche ore, il tempo di due partite. L’allora numero uno del mondo ha conquistato Australian Open, Roland Garros e Wimbledon, quarantotto vittorie e due sconfitte in nove mesi. A Flushing Meadows l’argomento del giorno è ogni giorno lo stesso, il Serena’s Slam. È questo il motivo per cui la statunitense ogni mattina si presenta davanti al circolo prima dell’apertura dei cancelli, per vincere. E poter scomparire. Non è ancora il momento. L’undici settembre, contro ogni pronostico la testa di serie numero uno viene sconfitta in rimonta da Roberta Vinci. Ci riprova nel 2018 e nel 2019: un esaurimento nervoso in mondovisione, un’avversaria più giovane e più informa di lei hanno stravolto i piani. Serena Williams doveva conquistare il Grande Slam, eguagliare il record di vittorie di Margareth Smith (24), andarsene in pace da campionessa, consapevole che come lei nessuna mai. Invece, eccola qui, ancora in guerra e ancora a Wimbledon, per la ventesima volta in carriera sull’erba su cui ha trionfato sette volte, la prima nel 2002, l’ultima nel 2016.

Serena Williams e l’ultima volta a Wimbledon

Il ricordo più recente di Serena Williams giocatrice risale al 29 giugno scorso, proprio sul Centrale. È l’immagine di una donna che inciampa su se stessa e cade, soltanto parzialmente a causa dell’erba. Quarant’anni da compiere, un completo bianco durato meno di mezz’ora, la faccia sull’erba, le lacrime e una mano sul cuore per salutare il pubblico. E se quella caduta fosse stato l’ultimo movimento di Serena dentro a un campo da tennis? Nello sport il lieto fine non è garantito quasi mai, il ritiro perfetto, se esite, è un privilegio per pochi. Nella maggior parte dei casi la fine è logora, estenuante, piena di crac e di rughe. Nel caso dell’ex numero uno del mondo i crac sono stati molti, fisici e mentali. Quella ai Championships sembrava la caduta definitiva, l’ultimo ko di una campionessa con una ex davanti. Da allora Serena Williams non ha mai più giocato un torneo di singolare. La si è vista ovunque, su Instagram, a Disneyland con sua figlia, alla premiere di un film, King Richard, che le riguarda, in vacanze su isole tropicali, ai Met Gala a vivere la vita che non possono vivere gli sportivi in attività. Di tennis preferiva non parlava, misteriosa come al solito. L’unico indizio a riguardo lo aveva lanciato subito dopo essere stata eliminata dagli Australian Open nel 2021: “Quando sarà il momento di dire addio non lo dirò a nessuno”.

La condizione della  Williams

Oggi la tennista è la numero 1204 del ranking, 1203 posti più in là rispetto al suo best ranking. Partecipa a Wimbledon grazie a una wild card, in virtù di un passato che nel caso dei campioni provoca sempre nostalgia. Prima di arrivare a Londra ha giocato soltanto due partite di doppio a Eastbourne, in coppia con la tunisina Ons Jabeur. Oggi, nell’ultimo match in programma sul Centrale affronterà la francese Harmony Tan, 115 del ranking. Per vederla giocare, per la prima volta dal 2012 senza il suo coach e mentore Patrick Mouratouglou, è arrivata dagli Stati Uniti anche sua sorella Venus, spettatrice non giocatrice che da sempre scatta foto ad ogni trofeo alzato verso il cielo. Non ha rinunciato alla ricerca dello Slam numero 24, Serena Williams non gioca per il gusto di giocare, non l’ha mai fatto, nemmeno nel 2002, quando per la prima volta ha conquistato il Centrale di Londra in finale proprio contro sua sorella.

Serena ci prova ancora

Sono passati vent’anni da allora, 855 vittorie in carriera, 73 titoli, la prima posizione del mondo per 319 settimane. John Wertheim su Sports Illustrated ha scritto: “c’è qualcosa di nobile nel sul fissarsi sull’obiettivo ambizioso del ventiquattresimo Slam, anche se non viene mai raggiunto”. Nobile e pieno di tenerezza. I campioni hanno sempre ragione, quando si ritirano e quando decidono di non farlo, provarci ancora. Anche a quarant’anni e con un corpo martoriato, ormai disabituato ai trionfi. Aveva ragione Martina Navratilova quando diceva: “Soltanto io posso decidere quando è ora di dire addio”.

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