US Open, non solo i premi più alti del Grande Slam: storia di vittorie oltre il cemento e battaglie culturali

Dalla prima edizione ufficialmente andata in scena nel 1881 a quella che ci apprestiamo a vivere da lunedì 29 agosto a domenica 11 settembre, gli US Open sono una delle kermesse sportive più attese dell’anno, con una storia ricca di eventi significativi, anche dal punto di vista culturale, che vanno oltre i campi in cemento di Flushing Meadows. Non tutti sanno, ad esempio, che questo torneo del Grande Slam nasce come U.S. National Championships con l’istituzione della U.S. National Lawn Tennis Association (diventata poi United States Tennis Association), assumendo la denominazione di US Open solo nel 1968 a seguito dell’apertura a tutti i professionisti e amatori provenienti da tutto il mondo.

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Dai trionfi di Ashe e Wade a quelli di Medvedev e Raducanu

Per quasi tre quarti di secolo le gare individuali dello U.S. National Championships si sono svolte in luoghi separati, fino al 1968, quando tutti e cinque i tornei sono stati riuniti in un unico evento centralizzato, andato in scena presso il West Side Tennis Club di Forest Hills, nel Queens. Come anticipavamo, è stato l’anno in cui l’evento ha assunto il nuovo nome ed è stata anche la prima edizione in cui professionisti e dilettanti hanno potuto competere insieme. Arthur Ashe e Virginia Wade sono stati così i primi a entrare nell’albo d’oro della competizione. Quest’anno a difendere il titolo sono Daniil Medvedev e Emma Raducanu, anche se stando alle attuali quotazioni delle scommesse sul tennis sia il campione russo, sia la campionessa inglese partono in seconda fila rispetto ad altri avversari più accreditati. Il bis sembrerebbe molto più semplice per il moscovita, dietro solo a Novak Djokovic, mentre la tennista britannica viene data addirittura all’ottavo posto in lavagna, lontanissima dalla polacca Iga Swiatek strafavorita.

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Dal 1978 a Flushing Meadows. Nel 2021 i premi più alti

Nel 1978 il torneo si è trasferito nella sua sede permanente di Flushing Meadows a New York, presso il National Tennis Center della US Tennis Association, nel 2006 ribattezzato Billie Jean King National Tennis Center. Essendo il quarto e ultimo torneo del Grande Slam, tradizionalmente si svolge in un periodo di due settimane che vanno da fine agosto a inizio settembre, con l’unica eccezione avvenuta nel 2020 quando l’Open di Francia è stato posticipato a settembre-autunno e il Torneo di Wimbledon è stato cancellato. Lo US Open è anche noto per offrire i premi in denaro più alti fra tutti i tornei di tennis. Nell’edizione del 2021, ad esempio, i prize money hanno visto addirittura un aumento del 22% totale degli esborsi rispetto all’anno precedente, con i vincitori che si sono aggiudicati un premio finale da 2.500.000 dollari a testa.

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La battaglia per le donne di King e le conquiste di Gibson

La storia degli US Open ha segnato anche profondi cambiamenti culturali. Nel 1973, grazie agli sforzi pionieristici di Billie Jean King e al suo lavoro in aiuto della formazione della Women’s Tennis Association, il torneo americano è stato il primo evento del Grande Slam ad assegnare alle donne premi dello stesso valore dei concorrenti maschili. Poco più di vent’anni prima, nel 1950, Althea Gibson era stata la prima afroamericana a competere per gli (allora) U.S. National Championships, divenendo un anno dopo la prima atleta di colore a giocare a Wimbledon e in seguito la prima giocatrice di colore a vincere l’Open di Francia, Wimbledon e lo stesso torneo US, con un totale di 11 titoli del Glande Slam conquistati in carriera. In onore di Althea Gibson, agli US Open 2019 una statua con le sue sembianze è stata svelata dai dirigenti della competizione fuori dall’Arthur Ashe Stadium.


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