In un’intervista al New York Times, il CEO della WTA Steve Simon ha parlato di vari temi riguardo il tour femminile, dagli investimenti mancanti al sempre scottante “caso Cina”, deflagrato lo scorso anno dopo la denuncia di molestie subite da Shuai Peng, poi scomparsa nel nulla e quindi riapparsa ma in evidente condizione di non libertà. La “leg” cinese del tour WTA era fino alla pandemia la più ricca e importante dal punto di vista commerciale, per i vari tornei e le Finals. Averla persa è stata un durissimo colpo, ma Simon resta fermo sui propri principi: solo con chiarezza i tornei nel paese asiatico torneranno. Inoltre è necessaria una programmazione pluriennale, anche a costo di scelte dolorose. Ecco alcuni estratti della sua intervista.
“Tornare in Cina? Abbiamo preso una decisione ferma e non abbiamo intenzione di compromettere i nostri principi. Sapevamo a cosa ci stavamo esponendo, ma in questo momento non sappiamo molto di più su Shuai Peng. Dobbiamo trovare presto una soluzione, noi non abbiamo potuto parlare con lei e sappiamo solo chi è a Pechino e in buona salute”.
“Non è sostenibile continuare a prendere decisioni anno dopo anno. Se vediamo che non potremo tornare in Cina a breve termine, prenderemo le decisioni finali e programmeremo i nostri impegni per diversi anni”.
Relativamente ai prize money dei tornei femminili, generalmente calati negli ultimi due anni e quindi assai inferiori a quelli del tour ATP, Simon si è lamentato dei molti proclami e dei pochissimi risultati ottenuti dai potenziali investitori: “Ci sono molte persone che parlano di sostegno alle donne e della necessità di investire, ma quando si tratta di fare un passo avanti, non lo fanno”.
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