Lendl su Murray: “Su erba può avere chance. La medicina rende possibili cose prima inimmaginabili”

Tre titoli del Grande Slam, n.1 del mondo a fine anno, Oro Olimpico. Questo il palmares ottenuto da Andy Murray nei periodi trascorsi insieme ad Ivan Lendl. Il gigante del tennis ceco (poi diventato statunitense) è sempre riuscito a tirar fuori il meglio dallo scozzese, portandolo ad un livello così alto da riuscire ad imporsi sul trio delle meraviglie Federer-Nadal-Djokovic, dopo anni a rincorre e, soprattutto, perdere nei grandissimi appuntamenti. I due lavorano di nuovo insieme. Sta per iniziare una terza favola? Molto probabilmente no, Andy veleggia per i 35 anni (li compirà il prossimo 15 maggio), ha milioni di chilometri nelle gambe e soprattutto il fardello di una protesi all’anca. È già straordinario che sia tornato a giocare, e pure ad un buonissimo livello, ma che possa di nuovo diventare competitivo per gli Slam sembra un’utopia. Forse la pensa così anche Lendl, che però ha accettato di condividere con il suo pupillo la fase terminale della carriera, magari sperando in un rientro tra i migliori a Wimbledon, dove ha ottenuto i suoi risultati più importanti (due Championships, l’Oro Olimpico). Intervistato dal Daily Mail, lo “zar” ha parlato brevemente di come è ricominciata la loro collaborazione e cosa realisticamente pensa che Andy possa combinare in campo.

“Andy mi ha contattato”, racconta Lendl, “e mi ha detto molto chiaramente: ‘Senti Ivan, non so quanto tempo mi rimane per essere qui, quindi voglio stare insieme alle persone che sanno cosa devo fare e come posso ottenere questo e subito’. Quello che mi ha detto ha un senso, ne abbiamo parlato e abbiamo deciso di riprovarci ancora una volta”.

Ivan si è detto stupito del livello toccato da Murray contro Medvedev a Miami: “Può sembrare stupido, ma non sapevo davvero cosa aspettarmi da quella partita… Sono rimasto piacevolmente sorpreso, davvero. Penso che Andy abbia giocato un’ottima partita, è stata molto più equilibrata di quanto non dica il punteggio finale, ci sono state molti game decisi dopo un 30-30 o situazioni di lotta, e gli scambi sono stati buoni. Credo che se avesse servito un po’ meglio avrebbe fatto ancor di più”. Questo sembra già un primo indizio del lavoro che aspetta i due nelle prossime settimane, quando Murray non giocherà su terra concentrandosi solo sull’erba (non è sicuro che non giochi a Parigi, ma probabilmente no).

Interessante il suo pensiero sul fatto che Murray sia riuscito a tornare competitivo con una protesi all’anca e ben oltre i 30 anni: “Stiamo vivendo qualcosa di incredibile, dal momento che nessuno l’ha mai fatto prima di lui, ma forse questo farà parte della nuova normalità nel prossimo futuro. La medicina è una cosa meravigliosa, lo dimostra Andy in persona, chiaramente abbiamo fatto molta strada in questi aspetti. Ai miei tempi non era immaginabile che si potesse tornare a fare sport professionistico dopo essersi fatto una protesi all’anca. Ma guardiamo anche cosa ha ottenuto Rafa (Nadal) agli Australian Open. Tutti questi ragazzi hanno una determinazione spettacolare, sono come dei bulldog che combattono ogni giorno per ottenere cose che nessuno ha mai fatto prima”.

Per Lendl, alla fine la testa e la motivazione e la mentalità sono le chiavi per tutti, Murray incluso: “Andy è sempre stato in una buona posizione, ha subito capito che in un contesto come questo, dove hai di fronte alcuni dei migliori giocatori della storia del tennis, non puoi perdere tempo a sentirti frustrato perché finirà per distruggerti. È ancora molto bravo, ma non puoi perdere la concentrazione o iniziare a preoccuparti degli altri, questo non ti aiuterà. Serve la mentalità per resistere e andare avanti”.

Obiettivi? Tornare a giocare al meglio sui prati, dove… “Se ci metti la testa, puoi ottenere cose incredibili. Rafa ha confessato che non era nemmeno sicuro di poter giocare di nuovo prima dell’Australia, e abbiamo visto come è andata a finire. Non ho dubbi che questi ragazzi possano fare cose insperate. L’erba è probabilmente la superficie che meglio si adatta ad Andy, e allo stesso tempo è la superficie peggiore per molti dei giocatori del tour in questo momento. Anche il solo questo fatto aumenta immediatamente le sue possibilità“. Altra considerazione molto interessante visto che, Berrettini a parte, nessuno tra gli altri giovani diventati big ha finora brillato sui prati (Medvedev, Tsitsipas, Zverev), e al momento non è nemmeno sicuro che Djokovic possa tornare a giocare a Wimbledon quest’anno.

Marco Mazzoni


Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/

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