Ride Martina dopo il match point. Il suo volto non mostra più tensione, si libera e diventa radioso mentre corre a metà campo per stringere la mano all’avversaria, appena sconfitta. Trevisan torna negli ottavi di finale a Roland Garros dopo due anni. Un ritorno, ma è tutto diverso. Maledettamente e splendidamente diverso.
Nell’edizione autunnale di RG20 Martina visse una favola, da tutti i punti di vista. Era praticamente sconosciuta in palcoscenici così grandi. Fu come un fulmine a ciel sereno in un torneo strano, diverso. Probabilmente irripetibile per mille motivi. Giocò quelle partite come in trance, andando sopra ai suoi stessi limiti, facendo scorrere nei suoi muscoli e nelle sue vene adrenalina pura, sospinta dalla curiosità di scoprire, per prima a se stessa, cosa volesse dire il Grande tennis. Le foto della sua smorfia sorridente, anche nei momenti più duri dei match, fecero il giro del mondo. Bucava lo schermo la toscana, e poi la favola della donna non più ragazzina che riesce a strappare il torneo della vita piace a tutti.
Sono passati due anni, e Trevisan torna nella seconda settimana dello Slam che l’ha rilanciata alla vita oltre che in carriera. Lei ha raccontato con dovizia di particolari la sua storia difficile, i problemi di crescita, familiari, con se stessa. Macigni che l’avevano appesantita. Quel torneo l’ha liberata, si è aperta al mondo e tutto è iniziato in modo diverso.
Da allora ha vissuto due stagioni con risultati discreti, alti e bassi, ma è tornata ad essere se stessa. La tennista di talento che il nostro movimento temeva di aver perso.
Quando raggiungi un risultato così importante (quello del 2020), quel luogo ti lascia dentro qualcosa che non puoi dimenticare. È nell’aria, è nella terra battuta, è negli spogliatoi. Quando ci torni, qualcosa scatta e diventa irrefrenabile. L’ha descritto benissimo Francesca Schiavone, che Roland Garros l’ha vinto e poi ha fatto finale. Anche nell’ultima parte della sua straordinaria carriera, su quella terra consacrata Schiavo si accendeva sempre, dava vita alla parte migliore di se, anche se il momento era brutto, proprio perché qualcosa dentro si muove.
Era auspicabile che tutto questo scattasse anche in Martina, e… clic. Eccoci qua. Anzi, eccola qua, tra le migliori 16 del torneo per la seconda volta.
La vittoria di oggi su Savile (o meglio Gavrilova) è stata fondamentale, perché Martina è superiore sul rosso, ma il rischio di farsi invischiare in una brutta maratona a giocar male era concreto. E c’è pure andata un po’ vicina quando ha perso il gioco di battuta al momento di chiudere. Per fortuna non ha sbandato nell’ultimo game, ha spinto con cattiveria e testa, e si è presa il successo. Brava Martina a spingere duro sul rovescio instabile della rivale, a non darle mai ritmo col diritto, a venire anche a rete quando necessario. Si è presa rischi anche col rovescio, tirandone alcuni cross splendidi in momenti importanti. Col suo diritto mancino carico di spin ha mandato in bambola l’avversaria che non trovava mai palle comode da anticipare e picchiare. Con quel colpo unico nel panorama rosa, Trevisan può fare “danni” a tutte o quasi.
Dopo il successo, torna quel sorriso che aveva incantato il mondo due anni fa. Ma, è un sorriso diverso. C’è gioia, tanta. Ma mentre allora Martina rideva perché stava cavalcando un sogno proibito, quest’anno Martina sorride perché sente che il torneo se lo sta giocando. Con testa e perché no, qualche ambizione.
È arrivata a RG con in tasca il primo WTA a Rabat, titolo meritatissimo. È in grande forma fisica, e soprattutto sta bene di testa come non mai. “Riesco a pensare in ogni punto, e me lo gioco come voglio”, questo il succo delle sue parole dette l’altro giorno. È una frase semplice, ma che racchiude una sentenza: Trevisan è finalmente sicura di se e del suo tennis. Il suo è un tennis molto cerebrale, può far male alle avversarie quando gioca tatticamente lo scambio, quando è lucida per capire che colpo tirar fuori dalla sua faretra per mandare in “bambola” la picchiatrice di turno, la tennista di ritmo e via dicendo. Il suo vero limite è al servizio, ma se trova una giornata in cui la mette dentro con continuità, tutte (eccetto Swiatek che sta facendo gara a se) devono guardarsi da Martina.
Al prossimo turno avrà la vincente di Kerber Sasnovich. Non una rivale tenera, ma forse sarà più l’altra a dover stare attenta al tennis dell’azzurra.
Continua a sorridere Martina, cavalca il tuo sogno. Ma se due anni fa era una corsa senza freno, stavolta sei tu ad aver in mano le redini e condurre il galoppo. Chissà verso dove…
Mario Cecchi
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