Da Roma a Parigi: Djokovic & Swiatek saranno ancora re e regina?

I due numeri 1 del tennis mondiale maschile e femminile hanno vinto da dominatori al Foro Italico e ora per entrambi c’è il Roland Garros: la polacca ci arriva da favorita indiscussa, mentre per Nole sarà molto più dura…

Il cannibale e la cannibale, ossia Novak Djokovic e Iga Swiatek, re e regina di Roma, numeri 1 nel ranking ATP e WTA, entrambi protagonisti di una insindacabile prova di forza al Foro Italico nonostante dall’altro lato della rete ci fossero uno Stefanos Tsitsipas che in carriera vanta almeno la finale in ogni grande torneo sulla terra rossa e una Ons Jabeur in striscia di 11 vittorie di fila sul mattone tritato.  

Il monologo di Iga

Le premesse per un menù a base di battaglia sul Campo Centrale sono rapidamente evaporate subito dopo l’ora di pranzo. Con il sole a picchiare su un Foro Italico estremamente rumoroso e stracolmo di pubblico, neanche il tempo di sbattere le palpebre e la Swiatek era già avanti 6-2, 4-0 sulla tunisina, alla quale continuare a mischiare le carte in tavola tatticamente non stava portando risultati.  

Il passaggio a vuoto e la reazione

Poi, d’improvviso, per un attimo la giovane età di Iga è emersa prepotentemente. Il primo controbreak e poi uno 0-40 dal quale rimontare per non abbassare la media di game concessi alle malcapitate avversarie incrociate in finale: lì la polacca ha reagito da campionessa. Compreso di dover aggiungere un supplemento di attenzione per non rimanere invischiata nella rete di Ons, la Swiatek non ha avuto paura di sfidare la tunisina sulla smorzata, al tempo stesso approfittando di uno scatto sulla corsa tra i migliori al mondo per riportare lo scambio sui binari preferiti: il rovescio in cross da angoli impossibili. In pratica la partita è terminata sulla palla break annullata dalla polacca ai vantaggi con una volée morbidissima. Passata la tempesta, Iga si è limitata ad aggiornare le proprie irreali statistiche: mai la polacca ha perso più di cinque game nelle finali WTA vinte. 28 vittorie di fila, cinque titoli in serie, di cui quattro WTA 1000, ossia Doha, Indian Wells, Miami e Roma, un indiscutibile status da favorita per il Roland Garros: il segreto della Swiatek è nella mentalità, intesa come maturità, come conoscenza a memoria di limiti e di debolezze ancora da migliorare dentro se stessa e nel proprio piano tattico, ma soprattutto come consapevolezza che saper gestire la pressione non deve essere qualcosa di dovuto, ma il frutto di un lavoro giornaliero sia fisico che psicologico, il cui termine ultimo è accettare che si impara sia dalle vittorie sia, quando arriveranno, dalle sconfitte. La polacca, però, può godersi ancora un altro po’ il proprio momento di gloria: nelle lacrime di gioia a fine partita, si è visto il sollievo tipico di una ventenne che sta raggiungendo traguardi straordinari e, oltre a isolarsi dai commenti esterni, deve anche isolarsi dal pericolo di ammalarsi di sindrome di onnipotenza. 

Il ritorno di Nole

Non è onnipotente, ma è sicuramente a proprio agio a Roma, Novak Djokovic, finalmente tornato ai propri livelli di tennis nella città in cui ha vinto sei volte. In finale, non poteva esistere per il serbo contraltare migliore di Tsitsipas per mettere in mostra le due specialità della casa: la difesa forsennata da fondocampo per portare all’errore chi, al contrario, preferisce la ricerca di vincenti da copertina, e la resilienza esasperata anche in situazioni di punteggio disperate, come nel momento in cui Nole ha dovuto annullare la palla per il doppio break a favore del greco sul 4-1 nel secondo set.

L’Italia restituisce al tennis un Djokovic recuperato fisicamente e che sembra essersi messo alle spalle il travaglio vissuto con le vicende legate alla non partecipazione agli Australian Open, ma forse prima ancora con le delusioni accumulate a fine 2021 tra Olimpiadi di Tokyo, US Open e ATP Finals.

Parigi, una poltrona per 5

E ora, con il Roland Garros alle porte, forse bisogna ribaltare il copione prestabilito. Se il pronostico femminile sembra scontato, tra gli uomini non c’è mai stato, in tempi recenti, così tanto equilibrio ai nastri di partenza. A Parigi, tra Djokovic, Alcaraz, Nadal e, un po’ dietro, anche Tsitsipas e Zverev, la poltrona non è più per due, ma almeno per cinque.

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