Berrettini: come battere Nadal

Sale l’attesa per la semifinale degli Australian Open (venerdì non prima delle 4.30 italiane, in diretta su Eurosport, canale 2010 di Sky), proviamo ad analizzare tatticamente e tecnicamente la sfida fra Matteo Berrettini e Rafa Nadal. 

BERRETTINI-NADAL, LA GUIDA TV

Da una parte della rete ci sono 20 titoli dello Slam. Dall’altra ancora zero.  Missione impossibile? No, assolutamente no. Gli elementi tecnici attuali, uniti alla condizione fisica e alla crescita mentale di Matteo, permettono di giocare per vincere. Nadal è il favorito, ma se Berrettini riuscirà a trovare una chiave tattica ben precisa le chance possono aumentare.  Con quale strategia tattica? Ecco i miei 5 consigli tecnici per provare a battere Nadal. 

1) Variare il servizio

È  il colpo in cui Berrettini è più potente di Nadal. Ma la sola potenza non basta contro uno splendido ribattitore. Servirà variare traiettorie e rotazioni. Da destra la traiettoria slice a uscire può costringere lo spagnolo ad allungarsi dalla parte della presa bimane. Da sinistra invece l’utilizzo della soluzione kick può spostare Nadal fuori dal campo, consegnando più campo aperto. La scelta tattica di Nadal di rispondere sul cemento molto lontano dalla linea di fondo, va dunque sfruttata allargando il ventaglio delle traiettorie. La mera potenza non è sufficiente contro Nadal. Garantire questa imprevedibilità può essere la chiave vincente. 

2) Cambi di ritmo

La trappola in cui Matteo non dovrà cadere è accettare lo scambio. Più lo scambio di allunga e più Nadal diventa un cannibale. Dovrà accettare il rischio di andarsi a prendere qualche punto in più dentro il campo. Dovrà sfruttare l’accelerazione soprattutto dalla parte del diritto anomalo, andando più del solito ad aggirare il rovescio. Sicuramente Nadal proverà a schiaccarlo sulla diagonale del rovescio sfruttando il diritto mancino. Da lì Matteo non deve cedere campo, altrimenti non ha scampo nel punto. Deve venirne subito fuori anche giocando soluzioni legate al rovescio in back basso, diversificando peso e morbidezza della palla. Perché l’imperativo è mai giocare due palli uguali a Nadal per evitare di farlo entrare nella sua “comfort zone”

3) Aggredire sulla seconda

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Matteo non è un giocatore da “chip and charge”, alla Feliciano Lopez per intenderci. Ma il rischio calcolato andrà preso sulla risposta al servizio. Può essere la chiave vincente. Perché nel repertorio tecnico eccezionale di Nadal, la seconda palla è l’unico colpo umano. Dovrà mettergli pressione lì, non rispondere conservativo. Le poche palle break faranno la differenza nel match. Matteo può tenere il suo servizio con più facilità di Nadal. Ma il turning point sarà la capacità di aggredire sulla seconda nel momento della verità. 

4) Il piano B

Purtroppo è mancato a Sinner. Tsitsipas, in giornata di grazia,  è stato superiore in ogni settore di gioco. Jannik non è stato reattivo nel percepire quel dominio modificando in corsa la strategia. A 20 anni avrà tempo per farlo. Matteo dovrà essere pronto ad avere un suo piano B se Nadal scapperà via. Aggrappandosi ai punti fermi di una visione tattica del match in cui dovrà essere lui a gestire i punti chiave che faranno la differenza. Potranno esserci diversi match dentro la partita. Deve accettare il rischio e il cambiamento. Reattivo anche nel piano alternativo. 

5) Linguaggio del corpo

È uno dei terreni in cui Nadal ha costruito la sua immortalità tennistica. Si è visto anche nella sua ultima partita contro  Shapovalov. Lo spagnolo era debilitato per problemi allo stomaco, una mano sanguinante per le vesciche e condizioni estreme di caldo per un 35enne. Ma all’esterno, il suo linguaggio del corpo, è stato quello di una maschera con l’immagine del fighter. Di chi non molla mai. Di chi ha una soglia di sopportazione del dolore altissima. Di chi ha vinto in ogni latitudine, in ogni superficie e che avrebbe vinto pure se si fosse giocato sul ghiaccio. Per sopravvivere contro un marziano così, Matteo dovrà avere sempre l’atteggiamento positivo. Anche se il match dovesse arrivare ai limiti della sofferenza fisica. Indossare anche lui la maschera del campione, perché oggi lo è e nessuna impresa gli è proibita.  Dovrà essere lì a gustarsi ogni punto, ogni secondo di questa semifinale. Ci arriva da n.6 del mondo e salirebbe al n.5 nel caso battesse Nadal. Ma la classifica ora non conta. È la bellezza del viaggio che può dare ancora più forza al suo linguaggio del corpo. 

*Angelo Mangiante è stato tennista professionista (best ranking n. 708 Atp) e coach della n.3 del mondo, la sudafricana Amanda Coetzer. Ha la qualifica di International Coach e Maestro Federale

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