Ormai è evidente: in corsa, alla Dakar 2023 che scatta oggi con il prologo di 11 km, non c’è solo la sfi da tra piloti Al Attiyah-Sainz-Peterhansel-Loeb e relative Case, Toyota-Audi-BRX. Ma a sibilare tra le dune c’è quella transizione energetica che già sta facendo la sua selezione sul mercato. E che ora, inevitabilmente, si trasferisce in pista, pardon, nel deserto con tutta la sua forza dirompente.
L’impatto che Audi ha avuto sul raid più famoso al mondo al debutto lo scorso anno – 4 vittorie e 10 podi di tappa – con il suo prototipo dotato di tre motori elettrici e uno termico a fare da … “colonnina” di ricarica alla batteria, è stato defl agrante. Al punto da costringere gli organizzatori a rivedere il regolamento, creando una categoria ad hoc proprio per ospitare il prototipo di Ingolstadt, dandogli in dote una zavorra di 100 kg rispetto alla concorrenza e poi estraendo dal cilindro il BoP (balance of power) ereditato dalla 24 Ore di Le Mans, che vedrete genererà tanta confusione e altrettante polemiche.
Ma, al netto di queste novità, cui si sommano quelle relative alla navigazione, con l’arrivo dei roadbook digitali, resta intatto il profondo senso di avventura che fa della Dakar una delle ultime corse del motorsport non impacchettate in uno stereotipo prevedibile o troppo ingessato. Dove uomini, cioè piloti, e motori hanno un ruolo almeno paritario sul risultato fi nale. Per questo le parole del campione in carica, il qatariota Al Attiyah (quattro successi alla Dakar) sono ancora più apprezzabili: «Credo che Audi, la mia Toyota e BRX saranno sullo stesso livello, forse con qualche diff erenza elettrica o di potenza. Toyota ad esempio ha le marce e ad ogni cambiata perderemo circa un secondo. Ma le prestazioni saranno simili e in fondo è bello avere le due generazioni di vetture a confronto».
Parole che regalano proprio quel senso di transizione cui facevamo riferimento prima, in attesa che dal 2030 la Dakar diventi, come previsto, palcoscenico riservato solo alle vetture elettriche. Insomma, quella che va in scena da oggi in Arabia Saudita (per la quarta volta di fi la) è una sorta di sfi da generazionale tra motori e in fondo anche tra piloti. Solo che i più esperti – Sainz e Peterhansel, 17 successi alla Dakar in due – guidano il prototipo elettrico/ibrido; Al Attiyah e Loeb vetture con motori tradizionali. A proposito, attenzione a Loeb. In silenzio potrebbe rivelarsi la (mezza) sorpresa della Dakar 2023.
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