ROMA – Il Gran Premio del Giappone 2022 è destinato a entrare nella storia del Motomondiale. Dal 1963, infatti, anno in cui la classe regina è sbarcata nel paese del Sol Levante, una moto giapponese (Honda, Yamaha o Suzuki) si era infatti presentata sempre a podio. Questo fino a ieri, quando Jack Miller e Jorge Martin su Ducati e Brad Binder su KTM hanno chiuso davanti a tutti in MotoGp. Le due moto italiane e quella austriaca interrompono così una tradizione che durava da quasi sessant’anni e che certifica la bontà del lavoro dei tecnici europei.
D’altro canto, però, questa statistica conferma il momento delicato dei costruttori giapponesi. La Honda prova a mascherare i difetti della RC213V con il ritorno di un recidivo Marc Marquez, la Yamaha si aggrappa alle straordinarie capacità di guida di Fabio Quartararo, mentre la Suzuki si arrende e dice addio al Motomondiale. È questo lo scenario con cui le scuderie giapponesi devono fare i conti nel 2023, che si preannuncia anno di rifondazione per l’Ala Dorata e la casa di Iwata, che hanno garantito ai propri piloti una svolta dal punto di vista tecnico.
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