TORINO – Sul filo della rottura. E non parliamo (soltanto) dei problemi di affidabilità che nelle ultime tre gare sono costasti a Charles Leclerc e alla Ferrari una fetta molto grande e quindi pesante delle speranze mondiali nella lotta contro Max Verstappen e la Red Bull. A Maranello, dove per la seconda volta hanno dovuto constatare la rottura del turbo e per la prima anche dell’intero motore endotermico sulla F1-75 andata in fumo al 20° giro del GP dell’Azerbaigian, c’è tensione anche sul fronte politico.
La questione è nota da tempo, ma irrisolta. E non solo con la Ferrari, se vogliamo dirla tutta, visto che ha condizionato in un modo o nell’altro la durissima battaglia tra Red Bull e Mercedes, ovvero la conclusione dello scorso campionato di Formula 1. Parliamo della Direzione Gara, del “due pesi e due misure” e delle regole mai chiare ch continuano a imperare nel Circus dei motori anche nella nuova era Fia targata Mohammed Bin Sulayem. Dal caso delle temperature delle benzine a quello della pit-lane di Montecarlo, la Scuderia non è per nulla contenta delle decisioni “salomoniche” prese dagli Steward. E Mattia Binotto ha deciso di farsi sentire.
«Se guardo all’inizio della stagione, certamente la Ferrari non può essere soddisfatta delle decisioni della direzione gara. Abbiamo commesso degli errori, ma sento anche un senso di ingiustizia: penso che spesso siamo stati svantaggiati» le parole del team principal Mattia Binotto. Parole forti, anche se pronunciate con la consueta pacatezza. E con un’aggiunta ancora più “buonista”. «Capiamo le difficoltà e non possiamo negare nemmeno che sia un lavoro difficile. Per migliorare dobbiamo aiutare anche noi. Credo che debba esserci una collaborazione tra le squadre e i direttori di gara. E che ci vorrà del tempo per capirsi».
Insomma, la Federazione è avvertita: la Ferrari non ha intenzione di farsi mettere i piedi in testa e vuole giocarsi le sue carte mondiali liberamente e correttamente. Ma allo stesso tempo, nonostante l’epoca dei Patti della Concordia con Liberty Media sia ormai superata, nella nuova Formula 1 per ora regge la regola (non scritta) dell’evitare scontri, tanto più mediatici. Il problema è che la Red Bull si muove un po’ per conto suo. Tanto più Helmut Marko, il braccio operativo e politico di Mateschitz. Quindi, anche un mediatore come Binotto, ha capito che qualche volta servirà alzare la voce.
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