TORINO – I duelli ad alta quota sono un incognita. A dire la verità, ogni anno che si corre a Città del Messico è così, l’altitudine si fa sentire, taglia potenza ai motori e influisce sul rendimento delle monoposto. Il punto è che la potenza dei motori viene tagliata in maniera uguale per tutti, dunque i valori generali in pista non vengono alterati. Invece, per quanto attiene il rendimento della auto, nonché il raffreddamento, ogni progetto può comportarsi in maniera differente. Specie quest’anno, che le monoposto sono completamente diverse da quelle dell’anno scorso.
Lo spiega bene Thomas Bouché, head of aerodynamic track performance group della Ferrari: «La riduzione della densità dell’aria, dovuta all’altitudine cui si trova il tracciato, costituisce una delle più grosse sfide tecniche della stagione: le forze aerodinamiche sono considerevolmente ridotte e per questo ci ritroviamo con valori di carico paragonabili a quelli di Monza nonostante si utilizzi la configurazione di Monaco». E ancora: «Accelerazione e velocità di punta sono tra le più elevate della stagione. Questo quadro porta con sé alcune insidie non indifferenti per il raffreddamento di motore e freni: le vetture di Formula 1 attuali non sono state disegnate e ottimizzate per girare in condizioni così particolari, per questo tutti i parametri verranno continuamente curati e analizzati dell’intero weekend. L’aria rarefatta potrebbe anche incidere nei duelli ruota a ruota perché chi insegue potrebbe ritrovarsi in difficoltà per il fatto di guidare nell’aria sporcata dalla vettura che lo precede». Quali effetti potrà avere tutto questo sul duello – ormai non più decisivo per la classifica, nemmeno dei costruttori – tra Ferrari e Red Bull? Lo si potrà capire (almeno un po’) dalle prima prove libere.
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