Dakar, Petrucci nella storia: “Ho pianto come un bambino”

La vita a volte restituisce qualcosa di quello che toglie. Non tutto, non subito, con i suoi tempi, ma se si ha la pazienza, la costanza di andare avanti onestamente per la propria strada, il conto alla fine torna. Anche se bisogna superare ostacoli imprevisti, come quello di dribblare un cammello… Già, se c’era una maniera perché Danilo Petrucci venisse ricompensato delle delusioni degli ultimi anni, come degli ultimi giorni, beh quella di ieri alla Dakar è una bella riga tirata tra il prima e l’adesso. Singolare, infatti, che a regalare al pilota ternano e alla sua KTM Tech 3 la prima vittoria di tappa (la quinta) alla Dakar sia stata la stessa infrazione – superamento dei limiti di velocità – che ieri ha dovuto pagare Toby Price, arrivato primo sul traguardo del circuito-anello a sud di Riyadh con oltre 4 minuti di vantaggio, svaniti di fronte ai 6′ ricevuti di penalità che fanno entrare Danilo dalla porta principale della storia della Dakar.

Petrucci scrive la storia

Per due motivi, intanto perché è il primo pilota di MotoGP a vincere tra le dune del raid più famoso al mondo. E poi restituisce all’Italia la dignità di un podio che mancava dal 14 gennaio 2013 con il terzo posto di Alessandro Botturi a Cordoba. E anche quella della vittoria, dove il tricolore era assente da 16 anni, dal successo di Giovanni Sala nel 2006. “Ho pianto come un bambino – ha detto Petrucci – perchè ho rivissuto dentro di me tutto quello che ho passato negli ultimi tempi. E ci mancava il cammello, nero, ovviamente. Era in un gruppo di 10 animali, avevamo da poco superato il 60° chilometro e all’improvviso dopo una piccola duna, mi ha puntato per venirmi addosso. Ho deciso di evitarlo scegliendo di andare dall’altra parte, verso i dossi. Morale: mi sono cappottato…”.

Ma non poteva finire così: c’era da cancellare la maledizione che inseguiva “Petrux” dal 2 giugno del 2019 quando trionfò al Mugello. Da quel momento solo problemi, fino alla chiusura della storia con la MotoGP e l’inizio dell’avventura Dakar.

La rivincita personale

Costellata anche questa da una serie impressionante di contrattempi, dalle piccole fratture patite in allenamento, alla disavventura della seconda tappa con tanto di perdita di cellulare, passaporto, soldi e carta di credito, fino all’illusione del terzo posto di martedì sottratto sempre a causa di una penalità per eccesso di velocità in un villaggio. “Per fortuna sono riuscito a rialzarmi senza danni – racconta sempre Danilo. Ho incrociato Sanders e insieme abbiamo recuperato molti di quelli che erano davanti. Purtroppo, dopo un waypoint ci siamo persi addirittura in sei. Anche qui mentre tornavo indietro ho ritrovato il percorso corretto e ripreso a spingere forte”.

Vittoria con brivido

Quando c’è Danilo Petrucci in gara non poteva mancare il brivido finale: «In una tappa di 345 chilometri molto veloce, gli ultimi 60-80 chilometri erano di dune e ho sfiorato una piccola voragine che si era creata. Mentre scartavo il pericolo ho sentito una botta alla caviglia e ho pensato “un altra volta, no, per favore”. E devo dire che alla fine posso considerarmi fortunato. Sanno tutti che non sono qui alla Dakar per cercare il risultato ma per fare esperienza, per imparare come si guida su questi terreni. Ma mi trovo bene, sto andando veloce, più di quanto molti si immaginassero. E me la voglio godere tutta, perchè è davvero divertente». Pronti i complimenti di Marc Marquez, via twitter con un simpatico “Grande Petrux”. Per la cronaca, poi la gara delle moto è stata sospesa per motivi di sicurezza. Sì, la vita a volte restituisce qualcosa di quello che ci toglie.


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/motori

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