Dakar 2023, la sfida Audi: punta al podio di sostenibilità

Le avventure, le corse contro il tempo e l’ambiente. Non è mai facile conciliare due mondi diversi, se non opposti. E quando i mondi diventano tre, la missione se non è impossibile, poco ci manca. Ma quando il gioco si fa duro, c’è sempre qualcuno che si diverte ad accettarlo e soprattutto a trasformare la sfida in una scommessa. Quella di Audi alla Dakar, già in partenza, lo scorso anno, era da far tremare i polsi, per quanto a Ingolstadt sono abituati a trasformare lo sport in una durissima palestra, in un laboratorio per le loro soluzioni stradali, in un’osmosi senza fine.

La motorizzazione “green” della RS Q e-tron E2

Portare un’astronave nel deserto arabico, ricco di trappole a ogni metro, alimentata solo da tre motori elettrici (uno per asse per la trazione e il terzo come generatore) e da uno termico (4 cilindri TFSI, turbo a inizione diretta di benzina, utilizzato anche questo come generatore di energia per la batteria ad alto voltaggio) era considerato almeno azzardato, sicuramente rischioso. Ma con quattro vittorie di tappa e 10 podi nell’anno del debutto è stato come aver portato a casa il trofeo della vittoria, oltre alla convinzione di poterci riprovare con altre ambizioni. E allora perché non alzare l’asticella, portarla a vette impensabili fino solo a qualche anno fa? Nel dettaglio, perché non puntare a salire sul podio – poi vedremo su quale gradino – con una patente di sostenibilità davvero totale, capace di andare oltre la trazione elettrica? Detto e fatto. E cosa si sono inventati gli ingegneri tedeschi? Semplice, hanno pensato bene di alimentare il 4 cilindri TFSI derivante dall’Audi RS 5 del campionato DTM con un innovativo carburante rinnovabile. Così, il motore definito “range extender“, proprio perché grazie alla sua capacità di generare energia caricando la batteria in marcia – caricarla nel deserto sarebbe un… miraggio -, prolunga all’infinito l’autonomia della “belva” di Ingolstadt.

Il carburante sintetico di Audi

Una maniera intelligente, l’ennesima, per parlare di sport, avventura e sostenibilità, mettendo sul tavolo uno dei tanti argomenti centrali della transizione energetica. E cioè, appunto, gli e-fuels, i carburanti sintetici. Con l’obiettivo di ridurre ancora di più le già ridotte emissioni di CO2 lungo gli 8.500 km del percorso della Dakar 2023, l’Audi utilizzerà un suo reFuel, una miscela di ETG ed e-metanolo a 102 ottani con elevata resistenza alla detonazione. Per essere ancora più chiari: l’ETG (ethanol-to-gasoline) insieme all’e-metanolo costituisce l’80% dei componenti della miscela che riempie
il serbatoio del prototipo di gara Audi.

Ma da cosa è costituito l’ETG? Per ridurre al massimo (nella fattispecie, del 60%) le emissioni di CO2 viene prodotto a base di residui vegetali – senza impatto sulla filiera alimentare – ottenuti convertendo la biomassa in etanolo e successivamente raffinando i semilavorati. Un vantaggio nel vantaggio, considerando che il prototipo Audi già richiede meno carburante di una vettura da corsa tradizionale (e qundi inquina meno). E l’ulteriore risparmio del 60% di emissioni di anidride carbonica rispetto a un tipico carburante da competizione regala alla RS Q e-tron E2 l’alloro della sostenibilità in campo sportivo. All’atto pratico, il reFuel Audi ha caratteristiche chimiche simili a quelle delle benzine a 102 ottani che si trovano normalmente in commercio. L’altra concentrazione di ottani da una parte aiuta le proprietà antidetonanti della miscela aria-carburante che migliora l’efficienza del motore; dall’altra, la grande quantità di ossigeno riduce la densità energetica del carburante e consente al prototipo di avere un serbatoio più capiente rispetto al modello dello scorso anno. Scelte, queste di Audi, per quanto anche controllate dai regolamenti FIA e degli organizzatori ASO della Dakar, che non portano vantaggi in termini di performance, ma regalano a tutta l’avventura, alla sifda e alla stessa competizione sportiva una dimensione davvero diversa. Perché dimostrano che si può fare sport, competizione di altissmo livello (il massimo) senza per questo intaccare, se non minimamente, gli equilibri ambientali, peraltro molto delicati come quelli che si trovano attraversando un deserto, quello saudita, tra i più impervi e selvaggi del mondo. Un biglietto da visita niente male per un Costruttore che proprio quest’anno ha annunciato il suo ingresso in Formula 1. La rivoluzione della mobilità, anche sportiva, sostenibile si può fare in tanti modi, meglio se unendo i motori elettrici ai carburanti sintetici.


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/motori

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