Associazioni dei consumatori e automobilisti insorgono, dopo aver appreso quanto contenuto nella bozza del nuovo decreto ministeriale recentemente stilato dal governo: lo sconto sul prezzo dei carburanti, a partire dal 1° dicembre 2022, si dimezzerà, passerà dagli attuali 25 centesimi a 15 cent, ovvero – con l’IVA – 18,3 cent in meno (finora erano 30,5 cent).
In pratica, le accise sulla benzina passeranno a 578,40 euro fino al 31 dicembre 2022, mentre quelle sul Diesel passeranno, sempre fino a fine anno, a 467,40 euro per 1.000 litri. Si passerà così dall’attuale taglio di 25 centesimi che, comprensivo di IVA, equivaleva a uno sconto al distributore di 30,5 centesimi, a un taglio di 15 centesimi, che con l’IVA si tradurrà in 18,3 centesimi in meno. La riduzione degli sconti non coinvolge gli autotrasportatori, che hanno altri regimi. “Si tratta di una misura assurda che avrà effetti diretti e indiretti pesantissimi sulle tasche degli italiani – tuona il presidente del Codacons, Carlo Rienzi -. In primo luogo la riduzione del taglio delle accise provocherà un rialzo immediato dei prezzi di benzina e gasolio alla pompa di 12,2 centesimi al litro e una maggiore spesa pari a +6,1 euro a pieno, +146 euro annui a famiglia ipotizzando due pieni mensili di carburante, conto che sale al crescere dell’utilizzo dell’automobile da parte dei cittadini. In secondo luogo, fatto ancora più grave, l’abbassamento del taglio dell’accisa produrrà pesanti effetti indiretti, con un aumento dei prezzi al dettaglio per i beni trasportati, considerato che l’85% delle merce in Italia viaggia su gomma. Ci saranno quindi conseguenze negative sull’inflazione, in un momento in cui i listini al dettaglio andrebbero calmierati“.
“Un atto da kamikaze. Un suicidio politico. Il Governo ha poche idee, ma confuse – dichiara Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori -. Non ha ancora capito che bisogna far scendere l’inflazione e che per farlo si devono ridurre i prezzi dei beni energetici, ossia luce, gas e carburanti, senza i quali l’inflazione a ottobre sarebbe stata pari, secondo i dati Istat, al 5,9% invece che all’11.8%, ossia esattamente la metà. È vero che ora i prezzi sono a livelli ragionevoli, peccato che lo siano grazie ai 30,5 cent in meno decretati da Draghi. Con la riduzione del taglio da 30,5 a 18,3 cent, 15 cent di accise e 3,3 cent di Iva, il prezzo della benzina in modalità self service, considerando gli ultimi dati settimanali del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase), supererebbe quota 1,8 euro, arrivando vicino a 1,9 euro al litro, esattamente a 1,893 euro al litro, mentre il gasolio sfonderebbe addirittura la soglia dei 2 euro, raggiungendo i 2,035 euro al litro“. “Tutto questo – conclude Dona – senza considerare che ci attendiamo per fine mese dei rialzi per via del calo della produzione di 2 milioni di barili di petrolio al giorno dei Paesi Opec+ scattato dal 1° novembre e che non ha ancora prodotto i suoi effetti nefasti“.
Prezzi carburante in calo: diesel a quota 1,858
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