«C’è solo un eccesso di uno o due milioni di dollari: gli errori sono stati commessi sui conteggi dei buoni pasto e delle assenze per malattia. Ci si aspetta che Red Bull venga multata e non è in pericolo il primo titolo mondiale di Verstappen». Ma è certamente di parte il commento del Telegraaf, testata olandese ovviamente al fianco di Max-Max-SuperMax.
Vale tutto, al momento, e anche il suo contrario. Lo conferma l’unico report finora ufficiale, visto che sancisce la colpevolezza della Red Bull per un’infrazione procedurale e una cosiddetta minore (budget sforato di una cifra fino a 7,2 milioni di dollari), mentre la squadra bibitara propone con forza una narrazione opposta, mostrando i muscoli e l’intenzione di ricorrere ai tribunali, sportivi e non.
Poi c’è la realtà percepita, che galleggia in una vaghezza totale: non si sa di quanto Red Bull abbia ecceduto nelle spese, quando e come, per quali voci, con quali vantaggi. E siccome le sanzioni per i “Minor Overspend Breaches”, infrazioni minori per eccesso di spesa, spaziano dalla reprimenda alla cancellazione di punti nel Mondiale con limitazione dello sviluppo nell’anno successivo – che è come dire dal buffetto al plotone d’esecuzione – è chiaro che il caso spalanchi mille possibili scenari.
Ascoltando persone informate nell’ambiente ne emergono due: uno vagamente liberatorio che assicurerebbe alla Red Bull un danno contenuto ma manderebbe in bestia i team concorrenti, e uno con pene severe e comunque commisurate allo sgarro, che è stato tutt’altro che “minore” (il legislatore sportivo dovrebbe anche trovare un altro aggettivo più calzante perché questo non funziona, non spiega e anzi sembra scelto apposta per sollevare cortine fumogene).
La scelta tra i due percorsi è fondamentalmente in mano alla Red Bull, perché l’organo che ha accertato le infrazioni – la Cost Cap Administration – può aprire un patteggiamento e certamente proverà a farlo. Questa facoltà viene concessa dall’articolo 6 del regolamento finanziario e si chiama Accepted Breach Agreement (ABA), accordo di violazione accettata.
Vantaggi per la Red Bull: non doversi sottoporre al processo del Cost Cap Adjudication Panel, poter presumibilmente contare su sanzioni mitigate e non sulla «pena esemplare» richiesta da Ferrari e Mercedes, sbrigare la faccenda in poche settimane. Svantaggi per la Red Bull: dover ammettere la propria colpevolezza in modo ufficiale e definitivo, senza alcuna possibilità di appello.
Un giudizio del Panel potrebbe invece concludersi con sanzioni pesanti, ma non lo saranno tanto da devastare il vissuto della Formula 1: difficilmente verrà cambiato l’esito del Mondiale 2021 e anche di quello che ha appena visto Verstappen vincere il suo secondo titolo. Mentre lo sviluppo della Red Bull nel 2023 potrebbe subire limitazioni, in modo che Milton Keynes sconti il vantaggio acquisito col doping finanziario nel 2021 (e del 2022 si ragionerà l’anno prossimo).
Allo stato delle cose riteniamo più probabile l’accordo ABA, che disturberebbe Ferrari e Mercedes ma farebbe comodo sia a FIA sia a Liberty Media, perché consegnerebbe lo spinoso caso agli archivi.
Solo a titolo di ipotesi: se Red Bull avesse sgarrato di due milioni potrebbe chiudere la questione pagando alla FIA il quintuplo, quindi dieci milioni. E comunque non sarebbe giusto perché sancirebbe il diritto di barare pagando un condono. In Mercedes ne hanno già parlato e, se fosse davvero questo il punto di caduta, la Stella è pronta a programmare extrabudget e relativa multa per recuperare prestazione e tornare al vertice.
A quel punto, tanto varrebbe stracciare il regolamento finanziario, concepito per lo scopo esattamente contrario: livellare lo squilibrio nella Formula 1 dei Ricchi e Poveri.
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