Da un piccolo comune arroccato su una collina in Cilento fino all’Olimpo dell’automobilismo, tra vittorie nei rally e supercar stradali entrate nella leggenda: se n’è andato oggi, all’età di 83 anni, l’ingegnere Nicola Materazzi, progettista di alcune delle vetture italiane più iconiche di sempre. Noto principalmente come il “padre” della Ferrari F40, Materazzi ha contribuito allo sviluppo di alcune delle Lancia da rally più vincenti di sempre, ma ha lavorato anche a prototipi da pista, vetture formula, supercar stradali e perfino motori motociclistici.
Una vita passata tra i motori, quella di Nicola Materazzi, che lo ha portato a firmare i progetti di alcune delle vetture più famose della seconda metà del ‘900, e a collaborare con grandi nomi dell’automobilismo italiano: da Aldo Brovarone a Leonardo Fioravanti, fino a quell’Enzo Ferrari che personalmente lo volle a lavorare per lui a Maranello. Ma la storia del poliedrico ingegnere ha inizio molto lontano, nel 1939, a Caselle in Pittari, piccolo comune di neppure 2mila abitanti in provincia di Salerno. Cresciuto con la passione per i go-kart e per i motori, Nicola Materazzi si iscrisse alla facoltà di ingegneria dell’università Federico II di Napoli (“Unico a fare questa scelta in una famiglia in cui tutti erano medici”).
Dopo la laurea, Materazzi nel 1968 venne assunto dalla Lancia, spostandosi così a Torino, dove sarebbe rimasto per numerosi anni e avrebbe lavorato a progetti ambiziosi e unici. Entrato nel team tecnico che si occupava di sviluppare le vetture Lancia da Rally, Il giovane ingegnere ebbe la possibilità di lavorare in diversi settori, come telaio, sospensioni e sterzo, fino al turbo, che poi diventerà il suo campo di specializzazione. Uno dei primi progetti a cui Materazzi contribuì fu la Stratos da Rally per il Gruppo 4, e poi a seguire la Silhouette Gruppo 5, che lo lanciò definitivamente verso ruoli sempre più importanti.
Degli anni trascorsi nel Reparto Corse della Casa torinese, Materazzi dirà poi: “Dalle mie esperienze in campo sportivo, devo ammettere che gli Ingegneri e i Meccanici del Reparto Corse Lancia, sono stati quelli più versatili ed esperti con cui abbia lavorato”.
Gli anni ’70 segnarono grandi cambiamenti per Lancia, entrata nel frattempo a far parte della galassia Fiat. Fu così che Materazzi venne chiamato a lavorare per Abarth, dove si occupò del progetto della monoposto di Formula Fiat Abarth. Poco dopo ancora un cambiamento per l’ingegnere campano, con il passaggio in Osella: lì Materazzi lavorò a progetti di crescente importanza: la monoposto di Formula 2 FA2 e soprattutto la FA1, vettura di Formula 1 che avrebbe corso nel Mondiale 1980 con il pilota americano Eddie Cheever.
Tuttavia, Materazzi non restò in Osella abbastanza a lungo da vedere la FA1 scendere in pista, perché già alla fine del 1979 passò nell’azienda che sarebbe stata il teatro dei suoi più grandi successi: la Ferrari. Voluto direttamente dal Drake Enzo, Materazzi si trovò a lavorare insieme a tecnici del calibro di Mauro Forghieri, Angiolino Marchetti e Gianfranco Poncini. Il suo compito era quello di lavorare ai nuovi motori turbo appena introdotti sulle monoposto di F1 del Cavallino Rampante, che erano sì potenti ma ancora grezzi e poco affidabili sulle distanze di un gran premio. Non a caso, nel 1980, fu lo stesso Materazzi a dissuadere il Drake da usare in gara la nuova Ferrari turbo nel GP d’Italia, in modo da avere il tempo di finire di sviluppare al meglio il nuovo motore.
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Ferrari F40, la sua storia
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