Nel 2021 dei 151mila 875 incidenti stradali con lesioni a persone ben 15mila 171 hanno riguardato i ciclisti. Quasi il 10%. Con 207 morti in 12 mesi. Oltre 16mila quelli con pedoni coinvolti con 471 morti. Numeri devastanti con un 2022 che non va tanto meglio. Nei primi 8 mesi oltre 100 decessi tra i ciclisti, soggetti decisamente deboli e a rischio come insegna la tragedia di Davide Rebellin
La strada è di tutti, uno slogan che Marco Scarponi, fratello di quel Michele campione di ciclismo morto dopo essere stato investito ormai 5 anni fa, usa spesso. Come un mantra. Il perchè non è difficile intuirlo vista non solo la devastante perdita familiare ma anche i numeri diffusi da ACI e Istat: nel 2021 dei 151mila 875 incidenti stradali con lesioni a persone ben 15mila 171 hanno riguardato i ciclisti. Quasi il 10%. Con 207 morti in 12 mesi. Oltre 16mila quelli con pedoni coinvolti con 471 morti. Numeri devastanti con un 2022 che non va tanto meglio. Nei primi 8 mesi oltre 100 decessi tra i ciclisti, soggetti decisamente deboli e a rischio come insegna la tragedia di Davide Rebellin. Un dato però ancora parziale perchè riguarda solo i ciclisti morti sul luogo dell’incidente laddove ACI e Istat, che raccolgono le cifre annuali, considerano tutti quelli che muoiono entro le 15 ore dall’evento.
Così facendo, drammaticamente, la cifra ufficiosa per il 2022 è già oltre i 220-230 morti. Ma una strada di tutti, a cominciare dai pià deboli, è possibile? A quanto pare si ma bisogna ricominciare dal rispetto reciproco e magari da una soluzione quella della distanza di 1,5 (o più) metri dal ciclista per effettuare un sorpasso. In molte nazioni questa norma, che Mauro Berruto ex CT dell’Italia di volley maschile e ora deputato del PD ha proposto anche in Italia pochi giorni fa, c’è già. E non parliamo dei soliti paesi del nord tradizionalmente molto avanzati e che a noi appaiono irraggiungibili, ma anche della Spagna.
Che addirittura ha portato a 2 i metri laterali di spazio per effettuare un sorpasso a non più di 70km/h. E non a caso proprio la Spagna è diventata il paradiso dei ciclisti, professionisti, che lì vanno a preparare la stagione, e non. Ecco una norma che, assieme al rispetto delle altre regole, porta solo benefici: tanto turismo, una migliore cultura stradale, più sicurezza. Per tutti, auto, camion, pedoni e, naturalmente, ciclisti. Dovremmo provarci anche qui per far si che la strada torni davvero di tutti.
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