Un anno di squalifica e una multa di dieci milioni di dollari. Questi i provvedimenti adottati dalla Nba nei confronti del proprietario dei Phoenix Suns, Robert Sarver, reo di una condotta che “viola chiaramente i normali standard sul posto di lavoro“. Dall’indagine è emerso che Sarver ha utilizzato “un linguaggio indelicato dal punto di vista razziale” e si è reso colpevole di “trattamento iniquo nei confronti delle dipendenti donne e affermazioni e condotta sessiste“, con un trattamento riservato ai suoi impiegati che in alcuni casi è sfociato “nel bullismo“. A salvare il proprietario dei Suns da sanzioni più pesanti il fatto che la Nba abbia riconosciuto che questo suo comportamento non fosse motivato da “ostilità razziale o di genere“: nel 2014 Donald Sterling, allora proprietario dei Clippers, fu squalificato a vita e costretto a vendere la franchigia dopo la diffusione di alcuni audio privati in cui utilizzava un linguaggio razzista. Sarver, dal canto suo, sottolinea di non essere d’accordo con alcuni punti della relazione stilata nei suoi confronti ma ha voluto scusarsi “per le mie parole ed azioni che hanno offeso i nostri dipendenti. Mi assumo la piena responsabilità per quello che ho fatto“.
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