Esistono innumerevoli storie che riguardano Nikola Jokic, il centro serbo che domani affronterà l’Italia: folli, assurde, irreali. Il problema è che sono tutte vere. A partire da quello che a 13 anni era il suo grande sogno: diventare un fantino.
Certo, oggi risulta per lo meno difficile immaginare un uomo alto 2,11 e pesante quasi 130 chili in un ippodromo, ma Jokic da bambino aveva davvero programmato un futuro nelle corse dei cavalli. «Andavo e pulivo le stalle, quella era la mia vita. Ho anche fatto una corsa amatoriale una volta, mi sono piazzato quarto». Il “piccolo” Nikola, cresciuto a Sombor, cittadina della Serbia chiamata “Piccola Firenze”, combatteva già allora con l’obesità, ma i fratelli maggiori, Strahinja e Nemanja, continuavano a spingerlo verso il basket; sport che lui all’inizio non sopportava, a tal punto che a 10 anni piangeva ogni volta che il padre lo accompagnava agli allenamenti. Poi però iniziò a crescere, e a scoprire che, nonostante i molti chili di troppo, aveva un talento innato con la palla in mano. In poche stagioni era diventato una sorta di fenomeno da circo (equestre?) sotto i tabelloni con la maglia del Mega Vizura. Tanto famoso che un giorno firmò così tanti autografi da farsi venire una infiammazione al tendine di una mano.
Impossibile per la NBA non notare questo ragazzone sempre allegro e sorridente (da cui il soprannome Joker). Nel 2015 Denver gli diede una possibilità, nonostante i suoi evidenti problemi di sovrappeso dovuti alla sua smodata fame e alla sua passione per la Coca Cola. Ne beveva tre, dicasi tre, litri al giorni… «Ma dopo il primo volo a Denver ho smesso», rivelò lui senza convincere quasi nessuno. Nel frattempo continuava a fare sfracelli sotto i tabelloni e a non separarsi dai fratelli, ingaggiando furiose sfide alla playstation a “Call of Duty”. Per non parlare della partite a carte. «Quando giochiamo bisogna sempre guardare bene quello che avviene sotto il tavolo. Perché tutti e tre bariamo».
L’errore peggiore parlando di Jokic sarebbe quello di lasciarsi confondere dalle storie che lo circondano e dalle sue sparate, visto che oggi è considerato il miglior centro della NBA. Come d’altronde testimonia il fatto che negli ultimi due anni è stato eletto miglior giocatore delle stagioni regolari. Tanto per rendere l’idea, nel 2021-22 ha viaggiato alla media di 27,3 punti, 13,7 rimbalzi e, incredibile ma vero, la bellezza di 7,6 assist. La sua capacità di muoversi come un ballerino sotto canestro, di segnare da fuori, e di mettere a frutto la padronanza dei fondamentali imparati in Serbia, lo hanno reso quello che è: un giocatore praticamente immarcabile in area. E immensamente ricco. A luglio infatti Denver gli ha fatto firmare un contratto quinquennale record da 264 milioni di euro. Il prolungamento più oneroso nella storia della Lega, per lo meno nella fase di negoziazione libera.
E visto che lui non c’era nel clamoroso ko della sua Serbia con l’Italia nel preolimpico dello scorso anno, per “allenarsi” alla sfida contro gli azzurri, nella prima fase degli Europei ha viaggiato alla media di 19,6 punti, 9,4 assist e 4,4 assist…
Come va marcato un tipo simile? Tenendo conto che, con Tessitori fuori dalle rotazioni, la Nazionale sta giocando senza un centro di ruolo, si può solo sperare di fargli arrivare in area meno palloni possibili con dei raddoppi, correndo però il rischio di esporsi al tiro da fuori degli esterni serbi. Oppure, che domani Jokic mangi un po’ troppo pesante a pranzo…
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