TOKYO – L’anno prossimo saranno trent’anni dall’ultimo oro olimpico della pallanuoto, e per interrompere questo digiuno bisognerà aspettare almeno fino a Parigi 2024. L’Italia campione del mondo 2019 è fuori dal torneo di pallanuoto nei quarti, battuta 10-6 dalla Serbia campionessa a Rio. Il Settebello di Campagna è rimasto presto fuori dal match, pagando la superiorità degli avversari e situazioni favorevoli non sfruttate.
Due i gol di Nicholas Presciutti, e uno per Luongo, Figari e Bodegas in superiorità numerica, l’unico gol su azione è venuto da Di Fulvio, una situazione in cui i serbi invece hanno colpito tre volte con Filipovic, una con Prlainovic, Rasovic e Mandic, senza contare i gol con l’uomo in più. La batosta si aggiunge a una due giorni nera in cui le squadre italiane hanno perso anche nel volley maschile e femminile, oltre che nel basket uscito invece a tesa alta contro la Francia.
L’illusione è durata poco al Tatsumi International Swimming Center, c’è stato un momento in cui il match è stato sul 2-2 nel primo tempo: dopo il vantaggio di Rasovic, Nicholas Presciutti approfitta della superiorità numerica per pareggiare una prima volta, ma anche una seconda dopo il 2-1 di Filipovic. Appena venti secondi, e la Serbia comincia a staccarsi: 3-2 di Mandic, e superiorità non sfruttata da Niccolò Figari che comincia ad avere a che fare con un portiere gigantesco, Branislav Mitrovic, capace di parate che frustrano gli azzurri in momenti chiave del match. Rasovic fulmina Marco Del Lungo, il portiere che ha preso il posto di Attolico e Tempesti, e Dedovic completa il 5-2 con Presciutti fuori dai giochi. Qui la partita si mette male, perché uno dietro l’altro Dedovic, Mitrovic e Pijetlovic concedono l’uomo in più, ma l’Italia non riesce a colpire, anche perché di mezzo c’è sempre il portiere serbo. Il motivo che accompagna anche il secondo tempo, in cui il tiro al bersaglio di Figlioli (parato), Di Fulvio (un gol fallito e un tiro parato), Velotto (parato), Echenique (due volte parato) non producono niente, mentre la Serbia, chiamato il timeout, graffia immediatamente con Mandic, Filipovic e Prlainovic, creando una situazione ingestibile alla quale dà poco sollievo il gol di Figari, prima che Prlainovic segni altre due volte chiudendo il secondo tempo sul 9-3.
Tutto quel che è venuto dopo è figlio di quei maledetti otto minuti contro i nostri rivali storici. Nel terzo Stefano Luongo è riuscito a segnare in superiorità, Francesco Di Fulvio nel quarto ha curato un po’ le ferite col gol del 9-5, ma 23 secondi dopo Filipovic ha inchiodato il 10-5 corretto da Bodegas in 10-6. Da Wimbledon alla piscina della pallanuoto, passando per il campo di volley femminile, Italia-Serbia quest’anno va così.
“Il mio rammarico è quello di non essercela potuta giocare fino all’ultimo secondo” è triste alla fine il ct del Settebello Sandro Campagna. “Non me l’aspettavo una partenza del genere, avevo visto i ragazzi belli carichi, mi ha sorpreso. Abbiamo prodotto molto e sbagliato molto, soprattutto molti tiri tra la fine del primo e secondo tempo e abbiamo sbandato un po’ in difesa, prendendo quattro gol a uomini pari, che non è da noi, e non siamo riusciti a cambiare la partita. Il nostro cammino è stato comunque buono, ora abbiamo tre anni, non fasciamoci la testa ma mettiamoci a lavorare sodo”. Non cerca scuse il capitano Pietro Figlioli: “Abbiamo lavorato tanto per arrivare a giocare questo tipo di partite, ma abbiamo commesso troppi errori. La Serbia ha meritato di vincere”.
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