Wimbledon, addio al riposo della prima domenica (dal 2022)

I Championships di Wimbledon sono da sempre il baluardo di molte tradizioni tennistiche. Si va oltre all’erba, superficie bellissima per fortuna tornata di moda negli ultimi tempi. Sui prati londinesi si è giocato ancora con le palle bianche, quando tutto il resto del tour si era già convertito alla palla gialla per migliorare la visibilità in tv. Per giocare sui courts verdi è necessario indossare un abbigliamento “prevalentemente bianco”, anche se il colore via via è entrato nello storico club. I teloni di fondo campo sono neutri, per non disturbare il gioco, …ma nell’edizione 2019 (l’ultima giocata) oltre allo sponsor storico sul tabellone dello score che indica il tempo ufficiale, è comparso anche un piccolo banner promozionale in basso laterale, molto discreto, di un partner tecnologico. Di piccole grandi tradizioni come questa, ce ne sono tante altre.

Uno degli ultimi retaggi di un tennis che non c’è più era la storica frase “Never on Sunday”, ossia il giorno di pausa del torneo, la prima domenica, per consentire un minimo di “riposo”agli abitanti del quartiere, invaso pacificamente per la quindicina dell’evento. Anche per curare un po’ di più i campi, già mal messi dopo 6 giorni intensi di competizione.

Nel’2022 cadrà anche questo “mito”: oggi nella conferenza stampa di aggiornamento sulla prossima edizione del torneo – confermato al 100% – è stato annunciato che dal 2022 i Championships si disputeranno su 14 giorni, come gli altri Slam. Addio alla “Middle Sunday”.

Storicamente il torneo si concludeva di sabato (per il vero Never on Sunday) con la finale maschile a chiudere l’edizione. Fino al 1981. Nel 1982 infatti si disputò la prima finale maschile di domenica, con in campo il genio di John McEnroe sconfitto in 5 set dal tennis muscolare e offensivo dell’eterno rivale Jimmy Connors. Nella domenica di mezzo del torneo si era giocato solo in 4 occasioni: 1991, 1997, 2004 e 2016, per far fronte al grave ritardo causato dalle avverse condizioni meteo di un’inizio estate piovosa sulla capitale inglese.

Si racconta che quella domenica 30 giugno 1991, la prima volta in cui ci fu tennis nella “Middle Sunday”, l’allora direttore del torneo Chris Gorringe disse “oggi è il migliore e il peggiore giorno della mia vita allo stesso tempo”. Molto British, ma rende l’idea. Del resto fu l’unico modo di salvare il torneo (vinto da Michael Stich), visto che su Londra imperversò tempaccio per  28 giorni di fila, con solo 50 partite terminate al primo sabato sulle 240 previste.

Tornando all’attualità, ed alle parole della press conference odierna, l’amministratore delegato di AELTC Sally Bolton ha dichiarato: “Vogliamo che questo meraviglioso evento sia disponibile il più possibile per più persone in tutto il mondo, per condividere la gioia dei Championships. Includere la domenica di mezzo in modo permanente nel nostro programma ci consentirà di fare proprio questo e inserire una nuova tradizione di cui speriamo di poter diventare immensamente orgogliosi”. Un giorno in più di gara significherà anche un incasso extra importante… A Wimbledon sono in previsioni importanti investimenti, forse la scelta è arrivata anche per questo. “Nel corso del tempo Wimbledon si è continuamente evoluto per soddisfare le mutevoli richieste e comportamenti dei nostri fan, cambiando sempre e rimanendo sempre noi stessi”.

Aggiungono inoltre che “Giocare la domenica di mezzo ci consente di fare di più con il secondo lunedì, noto come “manic” per una buona ragione”. Infatti storicamente il programma del secondo lunedì era ricchissimo, con in campo contemporaneamente tutti gli ottavi di finale (maschili e femminili), per una miriade di match di altissimo livello, tanto da diventare a suo modo folle e iconico.

La direzione del torneo, conferma la presenza di pubblico sugli spalti per quest’anno: “Ci auguriamo vivamente che il 25% della capacità sia una posizione minima da cui possiamo partire”.

Buone notizie quindi, sperando che la situazione Covid non peggiori nuovamente in UK (e non solo…), eccetto che per i nostalgici della tradizione più integralista. Wimbledon resta il baluardo di molta della tradizione del gioco, ma è anche un evento che ha avuto il coraggio di innovare in tanti aspetti. Forse il mito dei Championships deriva proprio dall’abilità di restare in perenne equilibrio tra nuovo e vecchio, tra passato e futuro. Solo se hai radici forti, cresci verso il cielo.

Marco Mazzoni


Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/

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