Omar Camporese, ex top 20, ha parlato anche di Jannik Sinner in un’intervista al Corriere della Sera.
“Io il più grande rimpianto del tennis italiano? Di sicuro senza gli infortuni sarebbe stata un’altra cosa. E non cerco alibi, non è nel mio stile, ma è oggettivo.
“Se Rotterdam è la vittoria più importante, Milano è un ricordo che cerco di rimuovere. In quei giorni ebbi le prime avvisaglie dell’epicondilite che mi avrebbe condizionato la carriera. Iniziai a giocare con le infiltrazioni.
All’inizio sottovalutai il problema, allora non c’erano gli staff e le strutture sanitarie di adesso. Vinsi a Rotterdam con Lendl in quelle condizioni, ma nel 1993 mi si presentò il conto. Rimasi fermo due-tre anni e intanto il tennis cambiava velocemente, con nuovi giocatori che s’affacciavano” .
“Lo ammetto, lo stile di Sinner non mi fa impazzire. Ma che vuoi dirgli? È un fenomeno, lui fa ‘fischiare’ la palla, gioca con i piedi dentro al campo.
È un attaccante nato, per questo deve imparare ad andare a rete almeno dieci volte a partita. Deve migliorare anche il servizio e essere più efficace nella gestione mentale della gara. Con Hurkacz a Miami ha perso perché a un certo punto ha smesso di ragionare. Ma con lui e Berrettini il tennis italiano può dormire sonni tranquilli per tanto tempo” .
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