Il legame tra la città di Bergamo e la sua squadra di calcio è troppo grande per non legare la (mezza) delusione calcistica con quella tennistica. Mentre l’Atalanta vedeva sfumare negli ultimi minuti la vittoria contro il Manchester United, l’Italia perdeva un altro pezzo al Trofeo FAIP-Perrel (44.820€, Indoor).
Davanti a un centinaio di irriducibili che hanno preferito il tennis alla partita di Champions League che ha paralizzato la città (il Gewiss Stadium è a poche centinaia di metri dal Pala Agnelli, al punto che si sono distintamente sentiti i boati per i gol), un generoso Roberto Marcora ha fatto il possibile contro Dennis Novak (n.2 del tabellone), ma si è arreso in due tie-break. Con il solo Federico Gaio ancora atteso all’esordio, c’è il rischio che tutti i tennisti italiani vengano eliminati al primo turno. Il sorteggio non è stato amico di Marcora, opposto a un giocatore solido e in piena lizza per conquistare l’ammissione diretta all’Australian Open. Il lombardo ha giocato un buon match, evidenziando i suoi pregi e i suoi limiti. Il più pesante rimane un dritto un po’ incerto, sul quale perde spesso ritmo e misura. Novak lo aveva studiato a tavolino, perché lo ha spesso stimolato da quella parte, raccogliendo un buon numero di punti. Nonostante tutto, Marcora è stato il primo a scattare dai blocchi, brekkando l’avversario al quarto game. Si faceva riprendere subito (da 3-1 a 3-3) e quello sarebbe rimasto l’ultimo break della partita. Il problema, per Marcora, è che faceva generalmente più fatica a tenere i turni di battuta e non è stato quasi mai competitivo nei tie-break. Nel primo gli sono stati fatali tre punti consecutivi perduti (da 3-2 a 3-5), mentre nel secondo aveva esordito con un mini-break, salvo poi piombare sull’1-4. I dettagli hanno premiato il giocatore più equilibrato: Novak non fa nulla di trascendentale, però è incisivo in egual misura con entrambi fondamentali ed è dotato di una buona mano. Ha giocato alcune volèe degne di nota, anche piuttosto difficili. Marcora lascia senza rimpianti perché l’avversario era tra i peggiori possibili, e tutto sommato non ha avuto chissà quante occasioni. Spiace perché Bergamo gli è amica: oltre alla finale del 2019, lo scorso anno fu il migliore italiano (sconfitto nei quarti da Couacaud). La convincente prestazione di Novak lo colloca tra i favoriti per la vittoria finale: tornerà in campo contro il vincente di Gaio-Donskoy, ultima speranza per evitare all’Italia un desolante zero nella casella delle vittorie, come non è mai successo in 15 edizioni. La peggiore fu nel 2010, quando il solo Marco Crugnola passò il primo turno.
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