Un capolavoro tecnico firmato Sasha Zverev. Un controllo totale della finale asfissiando Medvedev con la completezza del suo repertorio tecnico. Non poteva permettersi il tedesco di allungare troppo la finale avendo speso tante energia fisiche e mentali la sera prima contro Djokovic. Ha chiesto perciò tanto dal servizio e dalla risposta, senza cadere nella diabolica ragnatela del russo. La partita perfetta di Zverev dominando 6-4 6-4, in appena un’ora e 15′, il n.2 al mondo che lo aveva sconfitto negli ultimi 5 scontri diretti, compresa la sfida nel girone conclusa al tie break del terzi set. Ora il bilancio degli head to head è 6-6, a conferma di essere entrambi pronti all’ultimo sorpasso. Perché c’è un altro verdetto tecnico che arriva da Torino. Sia Medevedev che Zverev sono pronti a diventare i prossimi n.1 al mondo. I due candidati più completi e accreditati al trono del tennis mondiale. Questione solo di tempo. Il conto alla rovescia per scalzare Djokovic è sempre più vicino. Nole ha vinto tre Slam su quattro, ma sarà molto difficile-nella stagione in cui compirà 35 anni-confermarsi ai livelli di eccellenza del 2021.
Si va verso una svolta epocale. L’inizio di una nuova stagione del tennis dopo vent’anni dominati da tre marziani. Negli ultimi 18 anni, Djokovic ha chiuso al n°1 per 7 stagioni. Federer e Nadal per 5 stagioni. Murray si è dovuto accontentare di essere Re per una sola stagione (2016). Motivi diversi hanno tolto di mezzo dalle Atp Finals Federer e Nadal, mentre Djokovic ha subito la legge anagrafica di un avversario, Zverev, che lo ha dieci anni di meno. Vedere Medvedev n.1 al mondo sarebbe il completamento di una scalata che ha toccato la punta più alta sbattendo la porta del Grande Slam in faccia proprio a Djokovic nella finale di Flushing Meadows. Lì si giocava sul cemento all’aperto. Un percorso virtuoso arricchito da una completezza nel repertorio tecnico che lo ha portato ad esaltarsi anche a livello indoor, dove sui tappeti sintetici ha sfruttato alla perfezione le sue micidiali accelerazioni per firmare le ultime due edizioni delle Atp Finals. Volendo trovate una superficie su cui è più vulnerabile, può ancora salire come rendimento sulla terra rossa, dove la concorrenza-oltre al solito e inarrivabile Nadal-ha aggiunto un nuovo fenomeno come Alcaraz. Terra rossa dove Zverev ha dimostrato una migliore adattabilità rispetto a Medvedev.
Il tedesco ha cambiato marcia quest’anno sul piano tecnico e mentale. Una consacrazione a 24 anni dopo un’esplosione precoce. Classe ’97, a vent’anni era già n.3 al mondo, a 21 vinceva le Atp Finals battendo Djokovic. Subendo però una pressione enorme in Germania, alla perenne ricerca di campioni dai tempi del boom esploso in passato con Becker, Stich e l’imbattibile Steffi Graf. Paragoni troppo schiaccianti che hanno pesato sulle spalle di un allora ventenne Sasha. Ha dovuto prendersi il suo tempo. Scontrandosi con il suo coach, Juan Carlos Ferreo, e poi con Ivan Lendl che lo definì “indisciplinato” e per questo decise di troncare ben presto il sodalizio tecnico sbattendo la porta. Ci si mise pure Becker, proprio lui, a criticarlo. Rispondendo sul campo, ai Giochi di Tokyo, con un oro olimpico riportato a casa in Germania. Un trionfo, battendo anche lì in semifinale Djokovic, in un crescendo di autostima. Portandosi dietro la fiducia ritrovata per finire nella scia del n.1 al termine di una splendida stagione 2021.
Tra lui e Medvedev c’è un solo anno di differenza. Con il russo che a 25 anni ha già messo in bacheca un’edizione delle Atp Finals e lo Slam vinto a New York. Slam che ancora manca tra i successi di Zverev, fermato in finale da Thiem a US Open nel 2020. Ma è solo una questione di tempo. Per vincere uno Slam e per arrivare per la prima volta al n.1. Con una certezza: Torino è il trampolino finale verso il trono in arrivo nel 2022.
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