Il trionfo del midfield. Nell’ultima tappa prima della pausa estiva, il caos iniziale ha messo nelle retrovie i due contendenti al titolo e non solo, accendendo i riflettori su quella che solitamente siamo soliti ad identificare come la fascia centrale della griglia. Questi ragazzi sono quindi diventati gli attori protagonisti di una gara che li ha visti ingaggiati in lotte dal valore ben più importante dei semplici punti. Esteban Ocon è stata la punta di diamante di questo undicesimo round, completando una gara impeccabile. Fra meno di un mese infatti tornerà in pista a cinque anni esatti dal suo debutto nel Circus, con la consapevolezza di aver guidato da leader un intero GP, senza aver commesso una minima sbavatura, neppure sotto pressione.
Nel mondiale di centro gruppo, che assegna i punteggi ad esclusione di Mercedes, Red Bull e Ferrari, l’Alpine va quindi in vacanza dopo aver ottenuto il massimo punteggio, frutto di una gara più consistente che mai.
Consistenza è proprio il termine chiave del weekend ungherese per il team d’oltralpe che sessione dopo sessione aveva piazzato le basi per un risultato incoraggiante, ma di misura decisamente inferiore rispetto a ciò che poi si è verificato. Le parole di Davide Brivio al termine della gara, hanno lasciato trasparire come già ci fosse soddisfazione al termine della giornata di sabato. Ha infatti sottolineato come dopo la buona qualifica, la pioggia al via fosse l’ultima cosa da desiderare. Invece nel patatrac del via che ha coinvolto mezza griglia fra contatti e fuori pista, Esteban Ocon ha trovato un corridoio che lo ha tenuto lontano dai guai, sfilando così alle spalle del solo Lewis Hamilton. Dal post bandiera rossa, è stata una una partita di freddezza e talento, un mix che il pilota francese mai si era trovato a gestire in maniera così importante. Una gara flag to flag guidata senza incappare in sbavature, che sarebbero comprensibili per un ragazzo che si trova in testa ad una gara per la prima volta. Invece ha resistito con stoffa a tutte le pressioni del caso, persino a quelle di un quattro volte campione del mondo stampato negli specchietti per quasi settanta giri. La seconda chiave di successo è da relegare anche alla monoposto numero 14, quella di un certo Fernando Alonso, che ad un anno di distanza dal suo annuncio del ritorno in F1 ha dimostrato pienamente le motivazioni della sua scelta. Lo spagnolo, che ha spento quaranta candeline alla vigilia del weekend, ha replicato la consistenza del compagno, mettendoci del suo nella straordinaria lotta con Hamilton. Con le unghie e con i denti ha dato una lezione di difesa a coloro che un giorno sognano di militare nel Circus iridato, rivelandosi provvidenziale, seppur indirettamente, per il risultato finale della squadra. La gara ungherese è anche la dimostrazione dell’equipe francese per il futuro. La solidità mostrata da Ocon e la voglia di stupire evergreen di Alonso, sono forse una garanzia per la ricerca di una stabilità tanto importante per l’Alpine nell’ottica dei progetti venturi.
Elogi che non possiamo certamente fare alla gara di Lance Stroll che con una mossa tanto rischiosa quanto azzardata, non solo ha contribuito al disastro del via, ma ha anche spento dopo pochi metri quella che sarebbe potuta essere un’occasione importante, visto il passo mostrato dal compagno. A tenere in piedi le sorti di squadra è stato proprio Sebastian Vettel, figlio di un risultato ancora sub iudice e che difficilmente verrà confermato al termine del tempo consentito dalla federazione per dimostrare l’appello contro la squalifica. Il livello di benzina sotto il limite consentito nel post gara, non toglie però nulla alla solidità mostrata dal tedesco nel corso del GP. Ha infatti mostrato tutta la sua esperienza nelle diverse situazioni che si sono presentate nel corso della gara. Per l’intera durata della gara ha mantenuto il passo di Ocon, restando sempre intorno al secondo di distacco dal francese, andando vicino al sorpasso in occasione delle tornate successive alla sosta ai box. Il commento del tedesco suona anche come un ulteriore elogio alla gara del neo vincitore in F1, “Ho provato ad indurlo all’errore, ma non ne ha commesso nemmeno uno…”.
È un risultato dolce amaro per l’AlphaTauri che va verso la pausa estiva con un doppio piazzamento a punti, nonché secondo miglior complessivo di questa prima parte di stagione. Subisce però la sentenza pesante di un diretto avversario in classifica come l’Alpine. Dopo tutto ciò che è successo nei primi metri, la scuderia faentina può dirsi fortunata ad aver approcciato curva 2 con entrambe le macchine indenni. Yuki Tsunoda può dirsi più che soddisfatto dopo quello che era stato il suo approccio di weekend, che lo aveva visto perdere quasi l’intero venerdì a causa di un errore nella prima sessione di libere, per essere poi eliminato in Q1 al sabato. Il giapponese ha gestito con successo un lungo stint su gomme hard, montate alla ventiduesima tornata e tenute fino alla bandiera a scacchi. Azione simile portata a termine anche da Pierre Gasly che a due giri dalla conclusione ha potuto optare per una sosta in più che gli ha consentito di andare a conquistare il punto del giro più veloce.
Risulta complicato trovare qualcosa di positivo nella gara di casa McLaren, protagonista diretta del patatrac iniziale. I due piloti hanno pagato le conseguenze dei due contatti che si sono innescati in curva 1. A pagare il prezzo più caro, Lando Norris, che dopo una buona qualifica aveva avuto un ottimo spunto sul bagnato, sopravanzando Valtteri Bottas che pochi metri dopo lo ha messo fuori gara. Per Daniel Ricciardo, vittima indiretta della carambola innescata da Stroll, una gara faticosa disputata su una vettura danneggiata. “Gli errori degli altri piloti ci sono costati parecchio…”, ha commentato l’australiano, che nel finale di gara ha avuto anche un crollo di prestazione dei propri pneumatici.
Una delle belle storie che ci ha raccontato la gara di Budapest è quella che ha coinvolto la Williams. Il GP che chiude il primo tempo di questo campionato, chiude anche la striscia negativa per la scuderia inglese che durava ormai dalla Germania 2019. In quell’occasione Robert Kubica ottenne quello che per due anni sarebbe stato l’ultimo punto conquistato dal team. La Williams ha finalmente ottenuto il riscatto dopo innumerevoli occasioni sfumate. Le lacrime di George Russell al ring delle interviste sono la firma della dedizione di un ragazzo che troppe volte è dovuto scendere dalla propria monoposto con lo sguardo preso dallo sconforto. I doppi punti conquistati in Ungheria sono provvidenziali anche in ottica campionato costruttori, avendo ottenuto il triplo di quanto ha portato a casa l’Alfa Romeo Racing da inizio campionato.
Fonte: http://feedproxy.google.com/~r/CircusFormula1/~3/wc6yZA-kxKo/ocon-vittorioso-alonso-incontenibile-alpine-un-segnale-di-stabilita-per-il-futuro.php
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