“Il Gran Premio d’Olanda – ha commentato Maria Isola, alla vigilia del weekend di Zandvoort – rappresenta ovviamente una sfida inedita per noi, ma grazie anche ai dati forniti da Formula 1 e dai team siamo stati in grado di stabilire una nomination mescole e delle prescrizioni in linea con quelle che dovrebbero essero le caratteristiche di questo nuovo entusiasmante tracciato.
Con il Gran Premio d’Olanda a Zandvoort, tornato a far parte del calendario di Formula 1 dopo 36 anni, è la quarta volta in questa stagione che vengono scelte le tre mescole più dure della gamma P Zero: la C1 sarà P Zero White hard, la C2 sarà P Zero Yellow medium e la C3 sarà P Zero Red soft.
Il ritorno del Gran Premio d’Olanda era inizialmente previsto per il 2020, ma è stato rimandato a quest’anno a causa della pandemia da Covid-19. Per via delle curve molto impegnative e per la mancanza di dati significativi a cui far riferimento, le mescole più dure risultano la scelta più adatta.
Il circuito di Zandvoort di oggi è abbastanza diverso da quello che ospitò la Formula 1 nel 1985. In particolare, le curve 3 e 14 (dedicate rispettivamente al precedente direttore del circuito John Hugenholtz e al pilota olandese Arie Luyendyk) hanno un banking di circa 19 gradi. Si tratta di un banking che è oltre il doppio di quello di Indianapolis (che è di circa 9 gradi) e questo significa che le monoposto potranno affrontare queste curve con una velocità molto più elevata rispetto al passato, sottoponendo i pneumatici a uno stress maggiore.
La curva 14 viene percorsa a tutto gas, generando forze superiori ai 4g, mentre in altre due curve le frenate generano forze di circa 5g: le entrate in curva 1 e in curva 11. La curva 7, percorsa ad una velocità di oltre 260 km/h, è un altro punto in cui si generano forze laterali di circa 5g. A questa seguono immediatamente le curve 8 e 9 che vanno a completare una serie di tre curve consecutive con elevate forze g.
Come prevedibile per un circuito inaugurato nel 1948, Zandvoort è un tracciato vecchio stile, con curve strette e veloci e numerosi cambi di elevazione.
Una delle curve più famose è il Tarzanbocht, la prima curva del giro, che oggi è più vicina alla linea del traguardo rispetto a com’era originariamente. La Hans Ernst Bocht invece, situata a fine giro, ha un’uscita più ampia rispetto a prima e quindi consente ai piloti di accelerare prima.
Zandvoort si trova vicino a una spiaggia di dune di sabbia che qualche volta viene depositata dal vento sul tracciato, compromettendone il grip: questa caratteristica è tipica di luoghi come il Bahrain.
“Essendo una pista nuova – ha concluso Isola -, le sessioni di prove libere saranno fondamentali per raccogliere dati reali e formulare la strategia pneumatici per la gara. Quello che è certo è che la conformazione del circuito sottoporrà i pneumatici a carichi impegnativi, come abbiamo visto dalle simulazioni al computer che abbiamo effettuato. Quest’anno abbiamo già corso a Zandvoort nel GT World Challenge e questo ci ha fornito qualche informazione utile”.
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