“Mi piace fare domande sul design della macchina, anche per capire come ragionano gli altri. La parte migliore è sicuramente guidare, ma anche sapere di poter contare su un gruppo di molte persone, oltre 2.000, al contrario di quanto può sembrare da casa. Ed è bello vedere nel team persone di colore o donne. – spiega Hamilton – Mentre la parte peggiore è rimanere concentrato, credere continuamente in sè stessi senza dare peso a ciò che dice la gente. Da ragazzo mi dicevano che non sarei mai stato un pilota e un campione del mondo. Ho dimostrato loro che si sbagliavano. Anche voi potete fare lo stesso”. Un messaggio importante, soprattutto quello finale, per i tre ragazzi, che sicuramente non scorderanno mai una giornata del genere a contatto con una delle leggende dello sport.
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