Il prossimo 23 maggio, andrà in scena il LXXVIII Grand Prix Automobile de Monaco. Dopo il forfait del 2020 causa COVID-19, il Principato tornerà ad ospitare, per la sessantasettesima volta, un GP iridato di F1.
Uno degli appuntamenti più rinomati, una competizione che “è” la storia dell’automobilismo sportivo e della Formula 1 stessa. Il GP di Monaco è atteso anche per un’altra ragione: il risultato finale, mai scontato.
Nel corso di tanti anni di attività, le strade del principato hanno distillato emozioni uniche. Tra le insidie di un tracciato tanto iconico quanto ostico ed impegnativo ed il maltempo — sempre in agguato nella città-stato del sud della Francia — nulla è mai realmente ovvio e prevedibile.
Ripercorrere la storia del GP di Monaco equivale a narrare l’essenza stessa dei Grand Prix e della Formula 1. In questo articolo vogliamo riproporre alcuni podi “speciali”, per importanza umana e tecnica e per eccezionalità. Podi impronosticabili i quali, ancora oggi, stupiscono in quanto ad imprevedibilità. Buona lettura…
XIII Grand Prix Automobile de Monaco, 22 maggio 1955. Non trovare almeno una Mercedes W196 tra i primi tre classificati costituisce, nel biennio 1954-1955, un evento sempre inaspettato. A trionfare, infatti, è lo specialista Maurice Trintignant su Ferrari 625. Ma il GP di Monaco 1955 è importante anche e soprattutto per il 2° posto conquistato da Eugenio Castellotti. Si tratta, infatti, dell’unico podio ottenuto dalla moderna e competitiva Lancia D50, progettata dal genio di Vittorio Jano. Dalla Lancia D50 deriveranno — benché private di quelle raffinatezze tecniche che rendevano così avanzata la monoposto piemontese — le Ferrari D50 (iridata nel 1956) e 801.
XXX Grand Prix Automobile de Monaco, 14 maggio 1972. La pioggia, come detto, è sempre in agguato a Monaco, pronta a mescolare ancor di più le carte e i valori in pista. Ne esce vincitore Jean-Pierre Beltoise, il quale va a conquistare la sua prima ed unica vittoria in F1. Alla guida della BRM P160B Marlboro BRM, il pilota francese precede al traguardo la Ferrari 312B2 di Jacky Ickx e la Lotus 72D-Cosworth di Emerson Fittipaldi. Si tratta anche della 17a ed ultima vittoria della BRM in F1.
XXXV Grand Prix Automobile de Monaco, 22 maggio 1977. Nel 1977, il Walter Wolf Racing sconquassa il panorama della F1. Grazie ad un Jody Scheckter più che mai pimpante e all’abilità progettistica di Harvey Postlethwaite, il debuttante team canadese lotta per il titolo Piloti. A Monaco, il binomio Scheckter-Wolf WR1-Cosworth offre l’ennesima prova di estrema competitività. Il pilota sudafricano vince l’ambito GP, precedendo di pochi decimi la Ferrari 312T2 di Niki Lauda e di oltre 30 secondi la seconda 312T2, affidata a Carlos Reutemann. La nera e oro monoposto si issa sempre più al vertice della F1.
XXXVI Grand Prix Automobile de Monaco, 7 maggio 1978. Patrick Depailler è stato, senza dubbio, uno dei piloti più carismatici ed apprezzati della F1 a cavallo tra gli Anni ’70 e ’80. Scomparso prematuramente a seguito di un incidente nel corso di alcuni test ad Hockenheim alla guida dell’Alfa Romeo (1 agosto 1980), Depailler ha collezionato 2 vittorie e 19 podi complessivi. Al GP di Monaco 1978, Depailler vince il suo primo GP. La sua vettura, la interessante Tyrrell 008-Cosworth, alterna buoni risultati ad altri assai poco convincenti. Costretto quasi sempre a partire dalle retrovie, Depailler trova a Monaco un weekend perfetto: 5° al via, 1° al traguardo, dopo una gara all’attacco e sempre al vertice. Approfittando dell’errore di John Watson, Depailler si issa in testa a partire dal giro 38. Una vittoria tanto inattesa quanto storica per il francese e per la Tyrrell. Al traguardo Depailler precede Niki Lauda (Brabham BT46A-Alfa Romeo) e Jody Scheckter (Wolf WR1-Cosworth).
XXXIX Grand Prix Automobile de Monaco, 31 maggio 1981. Il trionfo di Gilles Villeneuve in quel di Monaco rappresenta una autentica perla di sport. Un successo di importanza storica. Si tratta, infatti, della prima vittoria di un motore Turbo sulle strade del Principato, strade — sino a quel momento — poco congeniali a siffatta motorizzazione. Il pilota canadese e la globalmente poco competitiva Ferrari 126CK riscrivono la storia: prima fila (2° tempo) e vittoria, tenero epilogo di una corsa “pazza” e ricca di colpi di scena. Alla bandiera a scacchi, Villeneuve precede Alan Jones (Williams FW07C-Cosworth) e Jacques Laffite (Ligier JS17-Matra). Villeneuve bisserà il capolavoro di Monaco a Jarama, Spagna, centrando una vittoria frutto in larga parte del talento — spesso fuori controllo — del pilota canadese. Il mito di Gilles passa anche da quel Monaco ’81.
XLII Grand Prix Automobile de Monaco, 3 giugno 1984. La storia della F1 passa ancora da Monaco. Una bianca e blu Toleman TG184-Hart che sembra non fare caso alla copiosa pioggia, un casco giallo che sporge dall’abitacolo della originale monoposto inglese concepita da Rory Byrne. Ayrton Senna scriverà a Monaco alcune dei suoi più significativi capitoli della propria carriera, iniziando proprio da quel Monaco ’84. Le controverse vicende di quei 31 giri sono state narrate e sviscerate decine e decine di volte. Fatto è che in quel GP di Monaco 1984, i riflettori sono tutti puntati su Senna — 2° al traguardo — e su Stefan Bellof, 3° su Tyrrell 012-Cosworth DFY, il cui risultato, però, verrà invalidato a seguito della (ingiusta) squalifica inflitta alla Tyrrell a fine campionato. Alain Prost, vincitore su McLaren Mp4/2-Porsche, passa quasi in secondo piano. Due campioni, dalle diverse sorti professionali ed umane, emergono dal diluvio di quel memorabile Gran Premio.
XLVII Grand Prix Automobile de Monaco, 7 maggio 1989. Il sole splende sul Principato e sulle imprendibili McLaren Mp4/5-Honda di Ayrton Senna ed Alain Prost. Il brasiliano ed il francese dominano — nel suddetto ordine — qualifiche e gara. Non ce n’è per nessuno. Alle spalle dei piloti McLaren, infuria, però, la lotta. La spunta — sebbene doppiato di 1 giro — Stefano Modena, uno dei più grandi talenti italiani (e non solo) prodotti dall’automobilismo sportivo tricolore. Schivo, riservato, arguto, dannatamente veloce. In quel GP, entrambe le Brabham BT58-Judd ben figurano. Un velocissimo Martin Brundle — scattato al via col 4° tempo — deve dire addio al podio a seguito di una sosta ai box per la sostituzione della batteria; terminerà la corsa al 6° posto. Modena, dal canto suo, occupa la ottava casella sullo schieramento. Approfittando dei molti ritiri, dei numerosi imprevisti e sfoderando una condotta di gara costante, accorta e rispettosa della meccanica della sua bellissima Brabham, sale sino al 3° posto finale. Ancora oggi, Modena sminuisce quel risultato, ottenuto quasi “per caso”. La realtà è che, soprattutto a Monaco, senza tattica, attenzione, strategia, piede e l’aiuto della buona sorte è impossibile conseguire risultati apprezzabili. A Monaco vale più mai il detto “mors tua, vita mea”…
XLVIII Grand Prix Automobile de Monaco, 27 maggio 1990. Il GP di Monaco del 1990 rappresenta l’emblema della F1 degli anni d’oro: incidenti, colpi di scena, la variabile “affidabilità” a disegnare e modellare la classifica ad ogni giro. Su 26 partenti (ai quali aggiungiamo i 5 piloti non pre-qualificati ed i 4 non qualificati: 35 vetture iscritte…), solo in sette vengono classificati. I piloti a pieni giri (78) sono solo i primi tre. A vincere la corsa è Senna, al volante della McLaren Mp4/5B-Honda. La vettura gemella, condotta da Gerhard Berger, conclude al 3° posto. Al secondo posto troviamo la rivoluzionaria Tyrrell 019-Cosworth DFR di Jean Alesi, vettura al suo secondo GP assoluto. Il pilota francese si dimostra un vero e proprio talento: il distacco che, alla bandiera a scacchi, lo separa da Senna è di appena 1 secondo. Per la emulata 019 si tratta del primo ed unico podio.
LIV Grand Prix Automobile de Monaco, 19 maggio 1996. Il GP di Monaco 1996 costituisce un indelebile pezzo di storia di F1. Come in tante altre occasioni, le strade del Principato mietono incidenti e ritiri illustri. La pioggia è, ancora una volta, grande protagonista. Su 21 partenti, solo in quattro vedono la bandiera scacchi. Sette, in ogni caso, i piloti classificati. La corsa, prevista sui 78 passaggi, è interrotta allo scoccare delle 2 ore (75 giri ultimati). Dalla giostra, esce il nome di Olivier Panis, scattato al via col 14° tempo ma competitivo sin dal warm-up. In queste gare ad eliminazione, conta solo una cosa: restare vivi. E Panis lo fa alla perfezione, al volante della sua Ligier/Benetton-JS43-Mugen Honda. Per il francese — issatosi in testa alla corsa al 60° giro — si tratta della sua prima ed unica vittoria in F1, per la Ligier dell’ultimo successo in F1. Il podio è completato da David Coulthard (McLaren Mp4/11-Mercedes) e Johnny Herbert, ottimo terzo su Sauber C15-Cosworth.
LV Grand Prix Automobile de Monaco, 11 maggio 1997. Altro giro, altra corsa. Anche nel 1997, Monaco dispensa emozioni dal primo all’ultimo giro. La corsa, prevista sulla distanza di 78 giri, è stoppata al calar delle due ore (62 giri ultimati). La spunta Michael Schumacher (Ferrari F310B), il quale precede al traguardo l’outsider di giornata, la Stewart SF01-Cosworth condotta da quel Rubens Barrichello che, da lì a pochi anni, andrà ad affiancare Schumi in Ferrari. Il podio è chiuso da Eddie Irvine, su Ferrari F310B. Per la bella ma inaffidabile Stewart SF01-Cosworth si tratta del solo GP concluso in zona punti: un bel colpo, non c’è che dire!
LIX Grand Prix Automobile de Monaco, 27 maggio 2001. A Monaco può esserci fortuna e gloria per tutti. Il GP di Monaco del 2001 coincide con il primo podio in F1 della Jaguar. Esperienza poco felice quella della Casa inglese. L’operazione, voluta e promossa da Ford Europa, trova la medesima Jaguar Cars contraria. Ma, alla fine, il Marchio fondato da Sir William Lyons approda in F1. Eddie Irvine riesce nell’impresa di piazzare la verde R2-Cosworth al 3° posto. Al via, il pilota irlandese era scattato dalla sesta casella. Per la Jaguar si tratta del primo dei due podi conquistati in F1: a quello di Monaco seguirà, nel 2002, il 3° posto monzese ancora raccolto da Irvine. Il GP, per la cronaca, è dominato dalle Ferrari F2001 di Michael Schumacher e Rubens Barrichello.
LXII Grand Prix Automobile de Monaco, 23 maggio 2004. Il weekend perfetto: pole-position e vittoria. In un 2004 dominato dalla Ferrari, Jarno Trulli firma il capolavoro della propria carriera. Il pilota abruzzese, al volante della Renault R24, sbaraglia la concorrenza, ad iniziare da quella rappresentata dal proprio ingombrante compagno di team, Fernando Alonso. Trulli precederà al traguardo la BAR 006-Honda di Jenson Button e la Ferrari F2004 di Rubens Barrichello. Dopo il successo monegasco, l’incolpevole Trulli inizierà una parabola discendente: i dissidi con Flavio Briatore — manager della scuderia anglo-francese e di Fernando Alonso — diventeranno tanto aspri quanto insanabili. La rottura avviene all’indomani del GP d’Italia: Trulli lascia la Renault per accasarsi in Toyota. Ma l’impresa rimane: quella di Monaco è, per Trulli, la prima ed unica vittoria in F1; assieme a Riccardo Patrese (vincitore nel 1982), è il solo pilota di F1 italiano ad aver trionfato a Monaco.
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Fonte: http://feedproxy.google.com/~r/CircusFormula1/~3/LW8toIn3u50/f1-monaco-grand-prix-a-monte-carlo-tutto-puo-succedere.php
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