La Formula 1 con l’ultima tappa del mondiale 2021 è riuscita a paralizzare davanti alla TV quasi 4 milioni di spettatori medi solamente in Italia. E’ riuscita a regalarci un mondiale indimenticabile, con il duello rusticano tra Max Verstappen e Lewis Hamilton. Ma la Formula 1 ha avuto soprattutto il gigantesco merito di aver catalizzato l’attenzione dei non appassionati, aprendo un vero e proprio dibattito intorno a questo sport, che negli ultimi anni era entrato in uno stato di oblio collettivo.
Ed esattamente come tutti i grandi trend nell’epoca social, anche la Formula 1, sulla scia del bagliore propagato da un mondiale leggendario, non poteva sottrarsi alle grinfie della Vox Populi. Giornalisti che diventano improvvisamente esperti del Circus e sedicenti tecnici da tastiera pronti a prendere il posto di Michael Masi dopo aver visto 90 minuti scarsi di macchinine colorate roteare come trottole negli Emirati Arabi. In un paese drogato di calcio, in cui ci sono 60 milioni di allenatori e ammalato da una pandemia, che ha generato una categoria di altrettanti virologi, era naturale che la Formula 1 non ne restasse immune.
Nell’ultima pagina del Corriere della Sera di Martedì 14 arriva il colpo di scena, inatteso quanto quello dell’ultimo giro di Abu Dhabi. La penna graffiante del giornalista e critico televisivo Aldo Grasso partorisce un articolo dal titolo : “La Formula 1 in tv, non basta la tecnologia per narrarla“.
L’ottimo Grasso si identifica sin dalle prime battute come uno spettatore televisivo e non un cultore dei motori. E fino a questo punto l’onestà della confessione sembra premettere un articolo che concentri il proprio focus sulla componente televisiva legata allo spettacolo e non allo sport. Il critico però, estrae improvvisamente dal cilindro un’autoproclamata vena da giornalista sportivo, o meglio da vero e proprio analista del paddock.
“Il mondiale vinto è nato da un incidente […] Questo sinistro non fa che confermare una teoria: lo spettacolo della Formula 1 è spesso di una noia mortale e non è pensabile che un mondiale venga vinto perché in coda una macchina va a sbattere contro il muretto”.
Le 21 tappe precedenti ad Abu Dhabi che ci hanno regalato una parità totale tra i due contendenti al titolo vengono di colpo cancellate dal crash di Latifi. Biglietti, Pay tv, prove libere, qualifiche, gare… tutto inutile a quanto pare. Il pilota canadese della Williams schiantandosi è riuscito a combattere la noia di Aldo Grasso e a decidere un mondiale. Praticamente un eroe.
L’illustre firma del Corriere sciorina poi tutto il suo disprezzo per questo sport soporifero.
Grasso parla di ‘qualifiche sempre più astruse’. Talmente astruse da mettere in pole position il pilota che compie il giro più veloce. O forse Il noto giornalista fa implicitamente riferimento al nuovo format, quello delle Sprint Qualifyng, testate tre volte nel mondiale 2021 proprio per provare ad avvicinare nuovi spettatori che, come lo stesso Grasso, si annoiano a morte davanti alla Formula 1.
Parla di una ‘Formula 1 che va completamente reinventata’ senza probabilmente essere al corrente del cambio di regolamento tecnico a cui va incontro il Circus nel 2022.
Grasso continua affermando che ‘’le telecamere finiscono fatalmente per riprendere chi è in testa’’. Ecco la stoccata da critico televisivo. Un non appassionato accende la televisione per vedere il duello finale tra Hamilton e Verstappen. L’inglese è in prima posizione, L’olandese in seconda. Quali piloti mai ci mostrerà la regia internazionale?
Date un on board di Latifi a quest’uomo.
L’articolo infine si conclude con un laconico “la f1 è interessante solo quando diventa autoscontro”. 44 piloti morti in 71 anni di Formula 1 (roba da uno ogni anno e mezzo). Sforzi ingegneristici, organizzativi e tecnologici (questi sì) realizzati in particolare dopo quel disgraziato weekend di Imola 1994 in cui persero la vita Roland Ratzenberger e Ayrton Senna. Un miracolo tecnico che ha permesso lo scorso anno a Romain Grosjean di uscire giusto con una mano bruciacchiata da un inferno di fiamme. Dietro al privilegio di poterli definire autoscontri c’è l’intera storia di uno sport. Motorsport is dangerous.
L’analisi di quanto scritto non ha l’intento di criticare la celebre firma del Corriere della Sera, anche se innegabilmente inquieta vedere un articolo tanto superficiale sulla testata giornalistica più gloriosa d’Italia. Tantomeno vuole porsi in difesa della Formula 1, un universo che ha sicuramente ancora grossi margini di crescita e può essere soggetto a una infinita mole di critiche.
Al massimo l’articolo di Grasso ci può far capire che la Formula 1 è riuscita a risvegliare il dibattito intorno a sé, trasformando critici televisivi in analisti della domenica e questa è sicuramente la miglior notizia per tutti gli appassionati di questo sport. Grasso che cola per la Formula 1.
Fonte: https://www.circusf1.com/2021/12/aldo-grasso-ci-insegna-come-parlare-di-formula-1-senza-guardarla.php
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