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Quando pensiamo al volley, in senso lato e a prescindere dalla declinazione scelta, nella nostra testa affiorano probabilmente le ‘solite’ immagini: Egonu o Boskovic, Conegliano o Novara, la Champions League o le Olimpiadi. E non potrebbe essere altrimenti: per qualità, per clamore mediatico, perché – in generale – quando ci immaginiamo una cosa la vediamo all’apogeo della sua realizzazione.
Esiste, però, un altro aspetto: la bellezza di andare oltre, di scavare in profondità. Da una parte, abbiamo una pallavolo di coloro ai quali il destino, la natura o chiunque vogliamo ha regalato un qualcosa di unico e irripetibile: un talento fuori dal comune. Dall’altra, c’è una pallavolo di persone ‘semplici’, che magari non hanno ricevuto dono siffatto ma se lo sono dovute andare a cercare e guadagnare. Con il lavoro, la perseveranza, l’ambizione, la passione.
La Serie B, molto spesso, è questo. Qui troviamo storie autentiche, vere, reali. Storie di lavoro e di passione, appunto. Conosciamo meglio quella di Noemi Porzio, schiacciatrice e capitano della Chromavis Abo Offanengo di B1 femminile.
Partiamo da due domande semplici. Come si è appassionata alla pallavolo e cosa rappresenta questo sport nella sua vita?
“”.
Il ricordo più bello e il rimpianto più grande in carriera?
“”.
Nel suo percorso ci sono Serie A1 e A2, ma anche molta Serie B1. Quali sono le principali differenze tra queste categorie?
“”.
Per un’atleta gli stimoli sono una componente importante. Non diventa dura quando, dopo aver giocato in Serie A, si scende di categoria e ci si deve “accontentare”?
“”.
Parliamo proprio della sua esperienza alla Chromavis Abo Offanengo. Come la descriverebbe?
“”.
Prima dello stop, Offanengo stava andando molto bene e occupava il primo posto del Girone B. Come valuta la vostra stagione?
“”.
Qual è stato il momento in cui avete capito di essere diventate squadra?
“ (3-0 contro la Vivigas Arena del 23 novembre, n.d.r.) (3-0 contro la Pav del 22 dicembre, n.d.r.)”.
All’inizio dell’emergenza coronavirus lei e Alice Giampietri vi siete spinte fino al confine della “zona rossa” di Codogno per andare a trovare la vostra compagna di squadra Cecilia Nicolini e portarle un pallone di pallavolo. Ci racconti meglio questo episodio.
“”.
In questi giorni si stanno studiando varie ipotesi per far ripartire la pallavolo a tutti i livelli. Come vede la ripresa?
“”.
E invece quali sono i suoi progetti futuri?
“”.
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