Saranno dei campionati nazionali a singhiozzo, dominati da differimenti ad altre date e recuperi che diventeranno impositivi, da parte della Lega, qualora le società non giungessero ad un comune accordo.
E’ questo lo scenario che si prospetta, almeno nell’immediato, qualora i club riscontrassero la positività di almeno quattro giocatori; la speranza è che le curva epidemica inverta la rotta e faccia condividere emozioni e passioni agli amanti del volley. Al momento le restrizioni ed i numeri non sono dalla parte delle società e dei tifosi, già penalizzati quest’ultimi dall’inaccessibilità ai palazzetti. Infatti nella giornata di ieri 01 novembre, ben 15 gare (2 di Superlega, 5 di serie A2 e 3 serie A3) hanno subito lo stop per la positività di alcuni atleti. E ben altri vincoli ne conseguiranno, per le misure precauzionali da adottare per il controllo dei contagi, imposti dal dipartimento di prevenzione del servizio igiene e sanità pubblica dell’Asl di competenza. La procedura infatti dispone l’isolamento domiciliare obbligatorio, per tutti i soggetti caratterizzati da positività e negatività, fissando in dieci giorni tale stato coattivo, al termine del quale si verrà sottoposti a tampone molecolare presso il proprio domicilio da parte dell’ASL. Va da sé che per l’intero periodo verrà esercitata una sorveglianza attiva, con particolare riguardo al divieto di abbandono del domicilio e della reperibilità telefonica, sui soggetti in quarantena, le cui eventuali violazioni alle prescrizioni impartite comporteranno l’applicazione delle sanzioni di natura penale e/o amministrativa previste. Questo percorso però, solo per quanto attiene ai soggetti del gruppo squadra riscontrati negativi, è difforme dal protocollo FIPAV-LEGA le cui linee guida sono state dettate dall’Ufficio per lo sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed avallate dal CTS (Comitato Tecnico Scientifico). Nella fattispecie così recita il protocollo relativo alla scoperta di un positivo.
“Se un componente di un Gruppo Squadra dovesse contrarre il COVID, sarà allontanato dal Gruppo Squadra, verrà isolato e seguirà il percorso previsto dalle autorità competenti; tutti gli altri componenti il Gruppo Squadra saranno sottoposti entro 24 ore ad un tampone e, se negativi potranno continuare nelle attività sportive in programma, se positivi verranno isolati e seguiranno le procedure previste dalle autorità. In ogni caso l’iter prevede che tutti i componenti del Gruppo Squadra effettuino non solo il tampone entro le 24 h ma anche un successivo tampone dopo 48 ore, nonostante la negatività del primo permetta lo svolgimento dell’attività agonistica per gli atleti”.
E’ evidente la discrasia tra i disposti normativi federali e quelli dell’ASL che, avendo quest’ultima preminenza sui protocolli sportivi, non ha assunto comportamenti restrittivi equanimi sul territorio nazionale , consentendo ad atleti “negativi” di effettuare entro le 24 h un tampone la cui conferma della negatività ha consentito la ripresa dell’attività agonistica. La giostra continua.
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