Novak Djokovic, numero uno al mondo, ha rilasciato questo giovedì la sua prima intervista dopo la controversia sull’Adria Tour. Il 33enne serbo assicura che le sue dichiarazioni sulle vaccinazioni sono state prese fuori contesto dalla stampa internazionale, ma mostra ancora una volta un enorme scetticismo su questo tipo di prevenzione delle malattie.
“La stampa internazionale ha preso fuori contesto e ha interpretato male quello che ho detto. Il mio problema con i vaccini è che non voglio che entrino nel mio corpo sostanze che non voglio fare entrare. Questo è inaccettabile per me. Ma non sono anti-vaccino. Chi sono io per dichiararmi anti-vacino? Ammetto che ce ne sono molti con piccoli effetti collaterali che hanno contribuito a risolvere molti problemi”, ha dichiarato il serbo, che non è ancora pienamente convinto se usare il vaccino per il coronavirus, una malattia che già lo ha colpito nel mese di giugno.
Djokovic, presidente del Consiglio dei giocatori, è stato uno dei tennisti più irritati per l’esclusione di Guido Pella e Hugo Dellién dal torneo di Cincinnati, a causa di un controllo positivo del coronavirus al preparatore atletico di entrambi.
Il 33enne serbo, secondo il quotidiano “Marca”, inizierà addirittura una raccolta firme tra i giocatori per poter includere nuovamente in gara l’argentino e il boliviano.
Djokovic poi ha parlato dell’Adria Tour: “Avevamo le nostre migliori intenzioni. Sì, c’erano dei passi che avremmo potuto fare diversamente, questo è chiaro, ma mi rimprovererete per sempre di aver commesso un errore? Ok, se è così lo accetto, perché ora è l’unica cosa che posso fare. Che sia giusto o no, non lo so, ma so che le nostre intenzioni erano giuste e corrette. Se avessi ancora l’opportunità di fare l’Adria Tour lo farei di nuovo”, ha detto il leader della classifica ATP senza peli sulla lingua.
Djokovic rimpiange solo un atteggiamento. “Sono d’accordo che non saremmo dovuti andare in discoteca. Gli sponsor l’hanno organizzato, hanno invitato i giocatori e ci siamo sentiti a nostro agio. È stato un evento di successo, siamo stati tutti contenti, ci siamo divertiti. Abbiamo seguito le regole fin dal primo giorno. Capisco ancora che quando qualcuno in Australia o negli Stati Uniti guardava quello che succedeva in Serbia poteva pensare: ‘mio Dio, sono pazzi, non sanno cosa fanno”:
Il serbo, nonostante tutte le critiche, non ha rimpianti. “Onestamente non credo di aver fatto nulla di male. Sono triste per tutti quelli che si sono infettati. Mi sento in colpa per chi si è infettato in Serbia o in Croazia? Certo che no. E’ stata tutta una caccia alle streghe. Come si può dare la colpa a una sola persona per tutto quello che è successo”
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