Se si è sempre distinta per essere portabandiera della , l’ennesima dimostrazione da parte del marchio svedese si è avuta durante la Conferenza Globale per la sicurezza stradale di Stoccolma, quando l’azienda ha chiesto durettamente all’ONU di rendere obbligatorie le in tutto il mondo e anche i fondi per gli utenti deboli della strada. La richiesta è arrivata a seguito dei numeri allarmanti sui morti in strada: 1,35 milioni l’anno.
Al momento solo in 102 Paesi del mondo vige l’obbligo di indossare le cinture di sicurezza quando si viaggia in automobile. “I dati globali – spiega Malin Ekholm, responsabile del centro sicurezza di Volvo – evidenziano un’importante disparità nell’ambito della sicurezza stradale. I divari esistenti devono essere colmati attraverso l’impiego della tecnologia, ma anche creando e favorendo una cultura della sicurezza a livello mondiale. È importante che si comprendano e affrontino le differenze di utilizzo delle cinture di sicurezza nei vari Paesi”.
Ma la Casa svedese, oltre alla sicurezza degli automobilisti, punta a quella degli utenti deboli della strada, ovvero pedoni e ciclisti. Che rappresentano, insieme ai motociclisti, oltre il 50% delle vittime della circolazione. Volvo propone, per ridurre questi numeri, fondi per mettere in sicurezza e creare marciapiedi e piste ciclabili protetti e segnalati. Soprattutto nelle regioni più povere del mondo: secondo l’OMS nei Paesi in via di sviluppo il rischio di morire sulla strada è tre volte maggiore rispetto a quello delle nazioni sviluppate.
L’invenzione delle cinture di sicurezza con lo schema attuale è stato inventato dalla stessa Volvo, che le introdusse sulle proprie auto già nel 1959. Le cinture a tre punti sono, ad oggi, il sistema che ha salvato più vite sulle strade. Anche considerando che gli altri dispositivi di sicurezza, a partire dagli airbag, sono inefficaci se non si è saldati al sedile.
Ma le innovazioni introdotte da Volvo nel campo della sicurezza sono state numerose. Nel 1944 la PV444 fu dotata di una gabbia intorno alla vettura e di un vetro laminato, mentre negli anni ’60 proprio Volvo introdusse il rivolto all’indietro.
In Italia le cinture di sicurezza sono obbligatorie dal 1988 sui sedili anteriori. Nel corso degli anni l’obbligo è stato esteso anche per i passeggeri che viaggiano sui sedili posteriori e a tutti i mezzi che ne siano dotati, dalle microcar agli autobus extraurbani fino ai mezzi di lavoro. Le uniche eccezioni ammesse riguardano forze dell’ordine, personale medico e istruttori di guida nell’esercizio delle loro funzioni, oppure persone con patologie particolari. Oltre, naturalmente, a chi guida vetture storiche che sin dall’immatricolazione siano prive delle cinture.
Nel nostro Paese guidare senza cintura comporta, oltre alla sanzione amministrativa, anche la perdita di cinque punti sulla patente, e nel caso in cui l’infrazione venga ripetuta nel biennio può scattare la sospensione della patente. Il guidatore, inoltre, deve assicurarsi che tutti i passeggeri siano legati ed è da questo punto di vista responsabile dei minori.
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