Gli stabilimenti di Zwickau e Wolfsburg hanno riaperto, rispettivamente, il 23 e 27 aprile, date che simboleggiano la ripartenza Volkswagen. Un ritorno in fabbrica accompagnato da misure a tutela della salute dei dipendenti, con 100 punti discussi tra azienda e sindacati, linee guida per garantire la sicurezza rispetto a potenziali rischi di contagio del virus Sars-Cov-2.
Una ripartenza progressiva, la prima settimana di lavoro ha visto volumi solo al 15% su , il pieno regime è un orizzonte da raggiungere progressivamente. Una scansione che sarà funzionale anche a garantire la stabilizzazione delle forniture, l’approvvigionamento dei componenti da aziende terze che operano in Germania o fornitori internazionali.
Zwickau è “casa” della Volkswagen ID.3, produzione ripartita al ritmo di 50 veicoli al giorno, equivalenti a un terzo dei volumi in essere prima che scoppiasse la pandemia di coronavirus. A Wolfsburg, invece, nuova Golf 8, , Touran e Seat Tarraco sono ripartite con volumi complessivi dello stabilimento pari a 1.400 veicoli nel corso della prima settimana. Dalla seconda si andrà a oltre 6.000 auto, ovvero, il 40% della produzione rispetto al periodo antecedente la chiusura causa coronavirus.
Ancor prima dei due impianti tedeschi, il 20 aprile era ripartita Bratislava, impianto sloveno del Gruppo. A Wolfsburg sono operativi 8.000 dipendenti e la progressiva normalizzazione della produzione avverrà con l’introduzione di un secondo turno di lavoro.
Tra le misure adottate da Volkswagen e concordate con i sindacati, oltre al rispetto delle distanze – segnalate nelle aree comuni con apposite indicazioni sul pavimento – è previsto l’utilizzo delle mascherine dove non fosse possibile operare a un metro e mezzo da altri colleghi.
Gli stabilimenti sono stati attrezzati con postazioni extra per lavare le mani, si è deciso il controllo della temperatura corporea prima dell’ingresso e suggerito ai lavoratori di arrivare in fabbrica già con le tute da lavoro. Alle squadre è stato concesso più tempo per pulire gli strumenti e gli interventi di sanificazione degli ambienti sono stati incrementati.
Fabbrica che è tutt’altro che un mondo “chiuso”, vista la mole di scambi con l’esterno, con i 40 mila fornitori, l’operatività con 71 paesi in tutto il mondo, la consegna ogni giorno di quasi 21 mila pezzi – attraverso il trasporto su gomma e ferroviario –, materiale tradotto in prodotto di serie e, in uscita, ogni giorno su 180 bisarche ferroviarie e 185 stradali.
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