Tre miliardi valgono due anni (forse uno e mezzo) di emergenza assoluta. Non si tratta di una somma, bensì di una valutazione attraverso due interventi concreti piuttosto reale di quanto servirà per mettere in condizione un comparto che vale il 10% del PIL italiano e dà lavoro direttamente a 160.000 persone (quindi da mangiare ad altrettante famiglie), per non parlare di tutto l’indotto.
Il mondo dell’auto italiano attraverso l’UNRAE (l’associazione dei costruttori esteri) ha già avanzato le sue richieste a tutto l’arco costituzionale, maggioranza e opposizione, oltre ai tre Ministeri di riferimento (Sviluppo economico, Trasporti e Finanze) per ottenere un intervento importante al Governo dopo la valutazione dei primi danni generati dal blocco causa Coronavirus e da quelli che verranno nei prossimi mesi, ancora non completamente valutabili, ma sicuramente negativi.
Partendo da due numeri sicuri: da una parte il , siamo poco oltre le 28.000 immatricolazioni, qualcosa come l’85% in meno rispetto a marzo 2019. Una prospettiva che mette a rischio una quota intorno al 15-20% dei gà citati posti di lavoro.
In sintesi, l’UNRAE ha chiesto due livelli di interventi: da una parte il più ampio ricorso agli incentivi, aumentando sia la disponibilità del fondo attuale, sia gli interventi diretti sulle fasce delle vetture coinvolte in termini di emissioni di CO2, con l’introduzione di unaterza fascia necessaria a riequilibrare il r di abbassamento a 60 gr di CO2 come limite massimo per ottenerli.
– Terza fascia (61-95 gr/km di CO2) 2.000€ con rottamazione, 1.000€ senza
– Seconda fascia (21-60 gr/km di Co2) +1500€ (con rottamazione), 1.000 (senza) per arrivare a totali 4.000 o 2.500€.
Dall’altra, l’intervento di natura fiscale che poi coinciderebbe semplicemente con il riallineamento fiscale agli standard degli altri Paesi europeo sui veicoli aziendali nuovi. E cioè:
a) l’aumento del tetto del costo massimo deducibile fino a 50.000€;
b) aumento della quota ammortizzabile al 100%:
c) aumento della detraibilità dell’IVA per aziende e professionisti al 100%.
Una cura choc, ma solo in apparenza: perché la sintesi economica delle esigenze, quei tre miliardi di cui sopra, rientrerebbero quasi integralmente nelle Casse dello Stato considerando che gli eventuali investimenti del Governo sul comparto complessivo della mobilità(considerando anche gli indispensabili veicoli industriali e commerciali, fondamentali in questa emergenza per il trasporto merci alimentari e farmaceutici) rientrerebbero quasi integralmente dalla finestra dell’IVA.
Perché avrebbero la capacità di stimolare la domanda per più di 100.000 macchine all’anno, il cui valore si aggira intorno al miliardo e mezzo di euro solo di IVA. Contando tutto il resto, dai carburanti in poi, l’automotive italiano avrebbe restituito il favore!
Questo in attesa che anche l’Europa si renda conto che non può lavarsi le mani di un problema che coinvolge tutti e non solo l’Italia. E che potrebbe anche considerare di congelare per 1-2 anni le famose multe nel caso si sforamento del tetto di 95gr/km di Co2 scattato a inizio anno.
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