Nuova MINI Countryman restyling: primo contatto su strada

Era tempo anche per Mini Countryman di rinnovare contenuti e contenitore. Quando il mercato chiama, la piccola grande britannica risponde. Anche perché la concorrenza non molla un metro e quindi diventa inevitabile aggiornare l’offerta. Per quanto il tocco dei designer sia tangibile, al primo sguardo non sempre i dettagli balzano all’occhio. Ciò che non muta sono le dimensioni: la Mini Countryman è sempre lunga 4297 mm e larga 1822. Una grande compatta che, rielaborando alcuni dettagli, prova a far decollare una carriera che non l’ha mai vista ai vertici della categoria. Una delle differenze più significative rispetto al passato è la conformazione dei fari posteriori, il cui “taglio” verticale da maggiore slancio alla coda, rendendo l’insieme più muscolare. Oltre al fatto che sono stati adeguati allo stile delle altre Mini, con la grafica che rimanda alla classica Union Jack britannica.

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Come è cambiata fuori

Gli interventi ai gruppi ottici hanno ovviamente riguardato pure la fanaleria anteriore, ora decisamente più hi-tech che in precedenza: sono disponibili come optional i proiettori a Led con funzione Matrix per gli abbaglianti. Aggiornamenti necessari per rimanere in linea con le principali competitor di segmento.

Nuovi poi la struttura del paraurti, mentre le presa d’aria si adegua alle specifiche dell’allestimento: sulla One, la Cooper, la One D e la Cooper D, è suddivisa da tre montanti orizzontali; mentre sulla Cooper S e Cooper SD è caratterizzata da un motivo esagonale con una S rossa. Ovviamente ciò che non muta al passaggio al modello restyling è l’infinito numero di personalizzazioni disponibili, tipiche della gamma Mini. Di serie presenziano cerchi in lega da 16  (o 17) pollici, ma si può salire sino a quota 19.

Come è cambiata dentro

Più significativi gli interventi riservati agli interni. Non tanto per la scelta di colori o di materiali, quanto per la possibilità di dotare la Countryman del display da 5 pollici a colori in virtù del tachimetro standard. Elemento che ha debuttato sulla versione elettrica della piccola britannica, la Cooper SE. Ma nonostante possa contribuire a rendere l’insieme ancora più tecnologico e scenografico, si lamenta nuovamente la mancanza del protocollo Android Auto, che potrebbe arrivare in un secondo momento. Apple CarPlay presenzia invece come di consueto (ma al costo di 500 euro).  E le varianti Cooper S, SD ed SE hanno come allestimento standard le superfici interne piano black per l’abitacolo e le portiere.

Motori e dotazioni

Il grosso del lavoro di affinamento è stato riservato alle motorizzazioni, dato che ciascuna risponde alla normativa Euro 6d. L’impianto e la suddivisione di alimentazioni e cambi è rimasta pressoché invariata, ma in questa fase di lancio non tutti i propulsori “tipici” di Countryman saranno immediatamente disponibili. Al momento l’ingresso in famiglia è garantito dalla versione One D a gasolio da 116 cavalli. Lo step successivo è formato dalla Cooper a benzina da 136 cavalli e dalla Cooper D da 150. Poi si entra nella sfera delle motorizzazioni sportive: da una parte la Cooper S – disponibile come la Cooper e la Cooper D anche nel formato ALL4 a trazione integrale – da 178 cv, e dall’altro la Cooper SD da 190. I benzina sono equipaggiati di filtro antiparticolato e i Diesel di catalizzatore SCR con iniezione di liquido AdBlue. Non poteva naturalmente mancare la variante ibrida Plug-in, la Cooper SE ALL4. Vettura che già lo scorso anno aveva subito quelle modifiche di cui oggi è dotata. Infatti la potenza complessiva era scesa da 224 a 220 cv. Questo perché era stato limato qualche cavallo al tre cilindri turbo benzina e resa leggermente più potente la compatta unità elettrica. Oltre al fatto che la capacità della batteria era stata migliorata (passando da 7,6 kWh a 10 kWh), tanto che il dato dichiarato relativo all’autonomia in elettrico è fisso a quota 61 km.

La prova su strada

Versione protagonista del nostro test, equipaggiata di serie (e come di consueto) con un cambio steptronic a sei rapporti. Sebbene la potenza disponibile sia rilevante, non si ha mai sensazione di una spinta brusca e importante, probabilmente ovattata dal fatto che l’auto pesi oltre 1700 kg. Come già segnalato con l’arrivo della nuova edizione di Countryman, nuovamente confermato dal restyling, la “malizia” sportiva ha lasciato il posto ad una vettura tagliata su misura per il grande pubblico. Su strada non si segnalano particolari anomalie, la dinamica di guida è votata al comfort e la vettura risulta sufficientemente precisa nel passaggio da una curva e l’altra. Quello che le manca è il mordente, un po’ aggressivo, tipico dell’edizione passata. Questioni di gusti ovviamente, che non mutano il giudizio positivo di questa Mini ibrida alla spina. Vettura che non può essere ricaricata da colonnine veloci, ma che da una normale presa domestica necessità di circa 3 ore e un quarto per una carica completa. Tempo che scende intorno alle 2 ore e 30 se invece si utilizza una Wall-Box da 3,6 kW.

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Una pecca

Il vero limite rappresentato più in generale da questa Countryman “ristilizzata” è l’assenza di una suite di adas che riconducano quanto meno ad una guida assistita di livello 2. Giusto il cruise control adattivo è parte del corredo (a pagamento) del Suv britannico. La gamma attualmente a listino parte dai 29.500 euro della Cooper sino ai 44.600 euro della SE ALL4 plug-in Hybrid.


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/motori

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